Tommaso Morosini: 'A Monza nel mio momento migliore. Ecco cosa serve in Serie B '
Il centrocampista originario di Ponte San Pietro è stato intervistato dal Giornale di Monza: ecco le sue dichiarazioni sulla promozione e sul futuro che attende il Monza.
Il classe 1991, che nel biennio al SudTirol ("Tiferò per gli altoatesini agli spareggi, mi sono trovato bene da loro") si è messo in luce come la mezzala più prolifica del lotto, ha da subito dimostrato valide doti tattiche e adattamento agli schemi di Cristian Brocchi: "Il mio è un contributo di un mese e mezzo, ma sento mia questa promozione per come mi sono inserito nel gruppo e nel perseguimento dell'obiettivo. Dalla mia ho la facilità di corsa che consente con prontezza di andare al tiro e dare manforte al reparto di attacco. Il gol che Finotto ha siglato a Novara, riprendendo il mio primo tiro con questa maglia, ha dato morale, ma non possono essere gli episodi a determinare la condizione a 28 anni".
Per l'ex SudTirol ("Ho segnato al Brianteo nel playoff un anno fa: Armellino ci ha eliminati nelle battute conclusive, ma non c'è stato troppo amaro in bocca, in fondo la gara ha avuto emozioni e capovolgimenti di fronte. Una bella battaglia") i primi match contro il Monza risalgono alla Serie D: "Abbiamo espugnato due volte su due il Brianteo coi bianconeri, non nego che il ds Antonelli ai tempi mi avesse proposto di venire, ma ho preferito seguire il progetto di Franzini al Piacenza. Di sicuro quello era un altro Monza".
L'autore della rete che ha indirizzato la sfida contro i cugini lecchesi si sente pronto per la Serie B, che ha accarezzato con Albinoleffe e Ascoli: "Nelle Marche, dove ora gioca mio fratello Leonardo, in prestito dal Brescia, sono stato condizionato da un infortunio. Sono nel mio momento fisico e mentale migliore, la Serie B richiede concentrazione perché aumenta la qualità e diminuisce il margine di errore. In Serie C quando fai cinque sbagli, subisci un gol, mentre tra i cadetti ti infilano tre volte. Dovremo essere bravi nell'attenzione".
Fare parte di un gruppo con tanti campioni, che ha alle spalle una società molto ben organizzata, è di per sé uno stimolo: "Se un giocatore, che è un bambino che dopo tanti anni dietro un pallone ha raggiunto certi livelli, patisce la pressione o un grande progetto, deve cambiare registro. L'allenamento e la concorrenza in queste squadre sono un altro stimolo".
La chiosa è per metà rivolta a Bergamo, per metà a Monza: "I bergamaschi sono persone dignitose e affidabili, per quanto parlino poco. Questa città non ho potuto ancora viverla nel modo giusto, ma non posso che considerarla romantica: quanto è bella la Villa Reale illuminata di biancorosso?"
Antonio Sorrentino