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Una veduta del Comunale di Bologna
Una veduta del Comunale di Bologna

Esorcizzata alla grandissima l’Arena Garibaldi di Pisa e vivendo l’approdo del Monza in stadi mitici con lo spirito e la bocca aperta di un bambino in un negozio di giocattoli, personalmente mi resta … mi resterebbe … una maledizione da sfatare, un tabù da infrangere, una macumba da spezzare: il Comunale di Bologna, alias Renato Dall’Ara. Lì, sinora e per davvero, mai ‘na gioia. Almeno per me. Adriano Galliani, archivio storico biancorosso, ricorderà senz’altro con piacere il 2-0 (Mattavelli e Larini su rigore) al Venezia del 12 giugno 1960 che pose le basi per la permanenza in B nello spareggio-salvezza a tre (c’era anche il Taranto che poi retrocesse). Il sottoscritto entra in rotta di collisione con ‘quello’ stadio il 1 luglio 1979: Pescara-Monza per la Serie A. Sarebbe letteralmente più giusto dire ‘non entra’ perché i miei genitori non vollero saperne di mandarmi da solo. Non ero più un bambino, avevo ormai 15 anni, ma a chi si permette sorrisini di compatimento ricordo che 44 anni or sono il mondo era tutto un altro mondo: sarebbe bastato – ad esempio – ci fossero già i cellulari. Certo, mamma e papà avrebbero ricevuto via whatsapp  le foto di una sparuta macchia biancorossa in una sconfinata marea biancoazzurra ma un mio selfie sorridente con un paio di amici li avrebbe rassicurati. Invece soffrii come un cane davanti alla Tv in una pensione (44 anni or sono gli alberghi si chiamavano così … ) di Miramare di Rimini. Da quel tardo pomeriggio lo stadio di Bologna divenne incubo. Vissi il 2-2 dell’ultima giornata della Serie B 1982-83 come una piccola, parziale ma significativa rivincita: il Monza di Mazzetti festeggiava la favolosa rimonta dall’ultimo al settimo posto, il Bologna (che aveva iniziato la stagione con il ‘nostro’ Alfredo Magni al timone) rotolava per la prima volta nella propria gloriosissima storia in Serie C ed i poco più che 3.000 presenti avevano facce da funerale più che da partita di calcio. I verdetti erano già stati emessi ma mi piacque un sacco la doppia rimonta biancorossa con Lorenzo Marronaro – orfano di Pradella tenuto in panca – a rispondere nel breve volgere di qualche minuto ai vantaggi rossoblù prima di Fabbri poi di Colomba. Come a dire: noi non infieriamo su chi è già morto ma di perdere qui proprio non se ne parla. Grandi, ragazzi!! 

Lorenzo Marronaro: una doppietta ma anche un doloroso gol dell'ex

I felsinei riemersero subito dall’inferno ed il Comunale tornò ben presto ad essere luogo sinistro e pieno di nefaste coincidenze: nella stagione 1984-85 la sconfitta (2-0) fu tutto sommato indolore per un Monza a metà classifica ma il gol del raddoppio dell’ex Marronaro mi fece girare parecchio quelle cosine. L’anno seguente, poi, ad affondare definitivamente le (per la verità già pochissime) speranze di salvezza di una stagione disastrosa fu un altro ex – Walter De Vecchi – che pure avevo tanto amato. Roba da esorcismo. Che sembra finalmente effettuato una decina di anni più tardi. Serie C 1994-95: il Bologna di Ulivieri è squadrone ammazza campionato, il Monza di Boldini gioca un gran calcio perché, poche balle, l’allenatore è bravissimo a fare le nozze con i (pochi) fichi secchi che un Giambelli più braccino del solito gli ha messo a disposizione. Memore della soffertissima vittoria nella gara di andata (da lui stesso definita ‘furto con scasso’), il tecnico emiliano passa la settimana a tessere gli elogi degli avversari (“corrono tanto, sanno tutti cosa fare, lo fanno bene e lo fanno a mille all’ora”) mentre dalla redazione bolognese del Corriere dello Sport mi chiedono, cosa insolita, tutti i giorni un pezzo. Il Boldo deve fare a meno di Macchi, Bega e Giorgio ed è ridotto ai minimi termini, Renzaccio può permettersi il lusso di tenere in panca gente del calibro di Cecconi, Nervo e Sacchetti e naviga nella beatissima abbondanza. Il sottoscritto si inc..avola di brutto con un paio di belle gioie che alla vigilia blaterano di partita alla pari. Ma va da via ai ciapp.                                                                                                                                 

 Il primo tempo del Monza è semplicemente perfetto, un manifesto del calcio di Simone Boldini, ed il solo gol (Guerzoni) di vantaggio va strettissimo: Saini sarebbe da abbracciare e clonare, Radice e Delpiano sono magnifici pilastri, tutti meritano applausi. La capolista Bologna sembra uno scolaretto a lezione di calcio. Nella ripresa un certo calo è fisiologico ma i bagaj tengono botta con più che sufficiente disinvoltura e non vanno mai in vero affanno. Ad un quarto d’ora dal termine Guidoni trattiene a lungo De Marchi, capitano bolognese, che gli rifila un cartone sul muso: il regolamento vorrebbe giallo per l’autore del fallo ed ineccepibile rosso per la reazione. L’arbitro ‘riesce’ nella vergognosa impresa di ammonire entrambi risparmiando la sacrosanta doccia anticipata al rossoblù. Ed in pieno recupero (minuto 92) sarà proprio l’ex juventino a salvare i padroni di casa con un colpo di testa che punisce l’incerto escononesco di Aiardi e mortifica un magnifico, grandissimo, commovente Monza. La maledizione del Comunale resiste: lì non c’è spazio per i miei sogni biancorossi. Quasi 28 anni dopo, domenica mi metterò in viaggio verso ‘quello’ stadio stregato confidando un po’ nella legge dei grandi numeri e – soprattutto – nella squadra che di sogni dolcissimi me ne sta facendo vivere parecchi … 

Alessio Delpiano e Ruggero Radice, grandi protagonisti biancorossi a Bologna nel 1995

Domenica 19 febbraio 1995. Bologna, Stadio Comunale.

BOLOGNA-MONZA 1-1 (0-1)

MARCATORI: Guerzoni (M) al 25’ pt – De Marchi (B) al 47’ st

BOLOGNA: Marchioro, Tarozzi, Fasce, Bergamo, De Marchi, Presicci, Savi (13’ st Nervo), Doni, Bresciani, Pergolizzi (1’ st Cecconi), Morello. A disp.: Cervellati, Troscè, Sacchetti. All.: Ulivieri

MONZA: Aiardi, Sanfratello, Radice, Saini, Delpiano, Rossi, Erba, Cinetti, Guerzoni, Guidoni (32’ st Gay), Hervatin (19’ st Tutone). A disp.: Locatelli, Millesi, Brogi. All.: Boldini

ARBITRO: Longo di Paola

Fiorenzo Dosso