Grand Hotel San Pellegrino: un progetto tra misteri immobiliari e ritardi
Ci sono luoghi che raccontano un’epoca. Palazzi, piazze, grand hotel che custodiscono la memoria di una Belle Époque

Grand Hotel San Pellegrino: un progetto tra misteri immobiliari e ritardi
Il progetto per la riqualificazione del Grand Hotel San Pellegrino sembrava essere sulla buona strada. L’azienda californiana Ekn, specializzata in investimenti immobiliari, si era aggiudicata il bando e aveva dato il via ai lavori preliminari, ricevendo anche il nulla osta della Soprintendenza ai beni culturali. Tutto sembrava pronto. Ma il 3 aprile, data cruciale per il futuro dell’intervento, il patron Ebbie Nakhjavani non si è presentato all’incontro programmato a Bergamo.
Nessuna spiegazione, nessuna comunicazione. Solo silenzio. Un silenzio che ha scatenato preoccupazioni e voci su possibili difficoltà finanziarie del gruppo americano, già alle prese con altri investimenti problematici, come quello per un mega-resort nella Sierra Nevada.
A lanciare l’allarme è stato il commercialista Giorgio Berta, membro del CdA europeo del gruppo e primo referente in Italia: ha dichiarato di non avere più notizie dirette da parte dell’imprenditore americano e di aver chiesto formalmente chiarimenti, anche per rispetto degli stakeholder locali.
San Pellegrino Terme e il rischio per il progetto da 64 milioni di euro
Secondo quanto emerso, il progetto di riqualificazione — del valore di 64 milioni di euro — è ancora formalmente attivo. Le autorizzazioni ci sono, i vincoli sono stati superati, e il cantiere potrebbe partire da un momento all’altro. Ma l’assenza di certezze rischia di far slittare o addirittura far fallire un intervento che il Comune di San Pellegrino e tutto il territorio aspettavano da anni.
Nel frattempo, si ragiona su possibili alternative. L’ipotesi di una penale per inadempimento è sul tavolo, ma anche la possibilità di coinvolgere nuovi investitori immobiliari interessati a subentrare in corsa. Il Comune resta in attesa di risposte concrete, ma la delusione è palpabile. E in Val Brembana cresce la sensazione che, ancora una volta, un sogno rischi di infrangersi contro la realtà.
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