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Il documento, firmato dal sindaco Mauro Capitanio, non lascia spazio a interpretazioni. I responsabili di Asfalti Brianza hanno 120 giorni, a partire dal momento in cui l’autorità giudiziaria autorizzerà l’accesso ai beni sotto sequestro, per liberare il sito dai rifiuti. Si tratta di fresati d’asfalto e miscele bituminose, classificati come rifiuti speciali non pericolosi, che dovranno essere smaltiti o recuperati secondo le normative vigenti, affidandosi a ditte specializzate. L’ordinanza specifica anche che la priorità va data ai materiali situati vicino al pozzo idrico o nelle zone di passaggio, per poi procedere con la bonifica completa dell’area in via Rancate, riportandola al suo stato originario.

La soddisfazione di chi ha lottato

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Questa notizia rappresenta una vittoria per il Comitato di Sant’Albino, che da anni segnala i disagi causati dalle esalazioni sgradevoli e potenzialmente nocive dell’azienda. Anche la lista civica La Rondine Concorezzo, da sempre al fianco dei residenti, esulta per il risultato raggiunto. Francesco Facciuto, consigliere comunale della lista, sottolinea come questa ordinanza dimostri che l’impegno costante può fare la differenza, anche di fronte a un’amministrazione inizialmente poco incline ad agire. “Con pazienza, determinazione e competenza, abbiamo ottenuto ciò che sembrava impossibile,” commenta Facciuto, evidenziando il valore di una lotta portata avanti con tenacia.

Il verdetto del tribunale: condanne e risarcimenti

 

Il percorso che ha condotto a questo punto è stato lungo e complesso. Lo scorso 31 gennaio, il tribunale di Monza ha emesso una sentenza significativa contro l’azienda. Vincenzo Bianchi, amministratore unico di Asfalti Brianza, è stato riconosciuto colpevole e condannato a un anno, otto mesi e quindici giorni di reclusione, oltre a un’ammenda di 27.500 euro e al pagamento delle spese processuali. A ciò si aggiungono risarcimenti economici: 15.000 euro al Comune di Concorezzo, 10.000 euro ciascuno ai Comuni di Monza e Agrate Brianza, con ulteriori danni da definire in sede civile. Anche Nandy Alveri Carrasco Pérez, legale rappresentante della società W.Bau, ha subito una condanna: quattro mesi di pena e 1.750 euro di multa.

Una montagna di rifiuti da rimuovere

La questione dello smaltimento non è nuova. Già la scorsa estate, durante un sopralluogo con i giornalisti, Michela Martinengo e Lorenzo Citterio del Comitato di Sant’Albino avevano espresso preoccupazione per quell’enorme accumulo di materiali. “Non sappiamo esattamente di cosa si tratti,” spiegavano, “perché mancano i registri della ditta. È a pochi passi dalla falda acquifera, e questo ci spaventa.” La chiusura dell’attività produttiva aveva fatto temere che quei rifiuti rimanessero lì per sempre, un rischio che i monitoraggi di Brianzacque non riuscivano a dissipare del tutto.

L’appello al sindaco e il sostegno della comunità

Fin da quei giorni, il Comitato aveva chiesto con forza un intervento deciso del sindaco Capitanio. “Con un’ordinanza può obbligare la ditta a trasferire i rifiuti e bonificare l’area, senza costi per i cittadini,” insistevano i residenti. Una richiesta appoggiata non solo da La Rondine, ma anche da Legambiente e dagli ex sindaci di Brugherio, Marco Troiano, e di Agrate Brianza, Simone Sironi, che avevano subito sposato la causa. Ora, a fine marzo 2025, quell’appello sembra aver trovato risposta, segnando un passo avanti verso la risoluzione di un problema che ha tenuto in apprensione la comunità per anni.