Monza sconfitto dal Napoli e da un atteggiamento mentale sbagliato. Quella maledetta costruzione dal basso..
Il consueto punto di Paolo Corbetta dopo la partita contro il Napoli
Una volta chiarito questo punto, a mio giudizio l’analisi del match al Maradona è molto semplice. Davanti ad un avversario di qualità e forza nettamente superiori, la squadra biancorossa non ha mai mostrato nel corso della partita l’atteggiamento mentale giusto per tentare di uscirne indenne.
Le molte indisponibilità nella formazione monzese non possono essere un alibi, nonostante sia doveroso rimarcare che tale situazione rende ancor più difficile per Nesta, peraltro mostratosi finora molto tardivo nell’effettuare i cambi, apportare quelle modifiche in corsa che a volte consentono di cambiare marcia. La partita è praticamente finita qualche minuto dopo la mezzora del primo tempo, con il gol di Kvaratskhelia. L’atteggiamento sbagliato, la mancanza di cambi e soprattutto la differenza dei valori in campo mi ha reso impossibile sperare di recuperare il doppio svantaggio. Peccato, perché, sotto di un gol, si può sempre sperare nel colpo fortuito e fortunato che ti consente di raddrizzare il risultato.
Mi spiace che a essere colpevolizzato in occasione della seconda rete del Napoli, quella che ha sostanzialmente chiuso il match, sia stato Stefano Turati, penalizzato in tutte le valutazioni dei media. L’errore non è solo suo, ma è di chi (non mi riferisco solo a Nesta) continua a pretendere l’abuso di quella costruzione dal basso che deve essere un’opportunità e non una regola per fare ripartire un’azione. Non esagero nel dire che, nelle 82 partite giocate dal Monza da quando è arrivato alla serie A, i gol subiti in queste situazioni sono stati davvero parecchi e tanti risultati sono stati compromessi e decisi da errori in fase di impostazione tra il portiere ed un difensore. Pep Guardiola è stato un grande giocatore ed è un ancor più grande allenatore. Lui ha inventato la costruzione dal basso, studiando le caratteristiche dei giocatori che aveva a disposizione e, successivamente, costruendo le proprie squadre con gli uomini adatti a questo tipo di giocata. Ma questa pratica non è per tutti e, soprattutto, non è obbligatorio attuarla per essere considerato un bravo tecnico. Il calcio esisteva anche prima di questa cervellotica e rischiosissima invenzione. Di cui, lo ripeto, contesto l’abuso e non l’uso. Ribadirò il mio punto di vista nella trasmissione “Monza, una città da serie A” in onda stasera alle h. 20,30 sul canale 79 del digitale terrestre e sul canale 899 di Sky.
Ora testa alla Roma, prossimo ospite all’U-Power Stadium prima della sosta per le nazionali.
Paolo Corbetta
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