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Una folla di oltre 200 persone si è radunata questa mattina a Bernareggio per porgere l'ultimo saluto a Jordan Tinti. Familiari, amici e fan del trapper, morto nel carcere di Pavia nella notte tra l'11 e il 12 marzo scorso, hanno reso omaggio al 26enne brianzolo, sulla cui fine si sta ancora indagando.

L'ipotesi di suicidio pare essere la pista più concreta, ma il padre del ragazzo stenta a credere che il figlio abbia voluto togliersi la vita. Per questo, insieme al proprio avvocato, ha deciso di andare a fondo sulla scomparsa di Jordan, con l'ipotesi che possa essersi trattato di omicidio.

Il funerale di Jordan

Oggi è stato il giorno del dolore, per i tanti amici che, sotto la pioggia, si sono recati presso la Sala del Commiato del cimitero di Bernareggio, dove la salma è stata trasportata dal carcere di Pavia. A officiare la cerimonia, don Claudio, cappellano del Beccaria di Milano. “Non sono riuscito a conoscere Jordan - ha detto - ma la sua storia deve essere da monito per tanti giovani fragili che non possono essere solo puniti, ma anche capiti”.

cimitero bernareggio

L'intervento del sindaco

Molto apprezzato anche l'intervento del giovane sindaco di Bernareggio, Andrea Esposito, educatore, ai tempi dell'oratorio, di Jordan Tinti. Anche lui ha sottolineato come la morte del trapper sia una sconfitta della società attuale, dove ormai non si riesce più ad ascoltare il grido di dolore che si alza da giovani che rifugiano il loro malessere in canzoni denuncia, con testi crudi e accusatori.

Jordan Jeffrey Baby, questo il suo nome d'arte, ha vissuto un'esistenza complicata, terminata troppo presto, quando, forse, aveva deciso di intraprendere un percorso diverso. Lontano dalla violenza che lo aveva condotto in carcere, a causa di una rapina con aggressione ai danni di un operaio di colore a Carnate. Uno dei tanti gesti “discutibili” di un ragazzo troppo spesso andato sopra le righe.