Repice a 'Monza, una città da Serie A': 'Ecco come ho visto Maldini in Nazionale, Nesta va difeso'
Il più grande radiocronista italiano è stato ospite speciale della trasmissione
Devo ringraziare Monza. Ho trovato persone accoglienti e tanto affetto nel mio spettacolo al Teatro 'Villoresi’, anche dopo l'evento. Con foto, domande, curiosità. Una città molto bella ed accogliente, vi ero stato in passato coi classici mordi e fuggi ma non me la ricordavo così.
Repice sulla situazione del Monza..
Non posso parlare mai male della guida tecnica del Monza Alessandro Nesta. Nonostante non abbia giocato nella squadra per cui tifo (la Roma, n.d.r.). Una persona che ammiro come uomo, con la sua sensibilità. Lo chiamavo il ‘Ministro della Difesa’ quando giocava nelle mie radiocronache. L'ultimo posto non dipende dalla guida tecnica. Queste sono le vicende del pallone. Il Monza, tra le squadre che lottano in coda in questa Serie A, è la squadra che per me gioca meglio, quella che sta meglio in campo; ma se fossi Sandro m'incavolerei, ora bisogna fare i punti, meno estetica e più concretezza.
Repice su Daniel Maldini
A me pare forte forte. Mi sembra una cosa diversa. Ho conosciuto suo papà Paolo, ho avuto la fortuna immensa di raccontarlo anche nella fase finale di carriera. Lui, quando l'ho incontrato, ha detto su suo figlio che ha delle doti fuori dal comune. Mi è venuta quindi la curiosità e l'obbligo di vederlo da vicino, di nascosto, negli allenamenti della Nazionale. Per me è tanta roba: ha fisico, conduzione palla, primi cinque metri, testa alta, destro, sinistro. Godetevelo a Monza, credo non rimarrà per molto tempo in Brianza. Questo per me va a finire in una big, lo vedrei bene ad esempio insieme a Dovbyk.
Repice sulla lotta Scudetto
Vedo tre squadre che possono lottare per lo Scudetto. Dico Napoli, Inter ed Atalanta.
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Francesco Repice, il debutto de “La voce degli Eroi” è sold out al Teatro Villoresi di Monza
Nella serata di Sabato 9 Novembre al Teatro Villoresi di Monza, Francesco Repice ha dato vita a "La Voce degli Eroi", un emozionante spettacolo che ha trasformato il racconto sportivo in una vera e propria esperienza teatrale. Il celebre radiocronista della Rai, voce storica di "Tutto il calcio minuto per minuto" e delle partite della Nazionale, ha incantato il pubblico con un racconto che ha saputo unire sport, emozioni e storie di vita, portando sul palco il cuore pulsante della sua carriera.
La magia della radiocronaca: un racconto senza tempo
Repice ha esplorato il potere unico della radiocronaca, definendola come "il servizio giornalistico più puro", dove la parola diventa l’unico strumento per trasmettere emozioni vere, senza l’ausilio di immagini. Un'arte che, a suo dire, permette di creare una serie infinita di "fotografie mentali", portando gli ascoltatori al centro dell’azione. La sua performance è stata una riflessione su come ogni radiocronaca sia un pezzo di storia che, con la giusta intensità emotiva, non solo racconta lo sport, ma lo rende eterno.
"Un minuto di silenzio alla radio è come un'ora di muto in TV".
Tra memoria e passione: un omaggio ai maestri
Nel suo spettacolo, Repice ha celebrato le voci che hanno fatto la storia della Rai, tra cui quelle di Sandro Ciotti, Bruno Gentili e Gian Piero Galeazzi, ispiratori e modelli per lui. Ognuno di questi grandi radiocronisti ha lasciato un’impronta indelebile, e Repice ha voluto rendere omaggio a loro, ricordando le loro lezioni di vita e di lavoro. “Immortalare un evento sportivo con la propria voce è un compito che richiede passione, precisione e cuore”, ha sottolineato, citando alcuni degli episodi più leggendari delle sue trasmissioni, come la telecronaca di Vittorio Hugo Morales del gol del secolo di Maradona nel 1986 o la cronaca di Piero Pasini sulla tragedia di Monaco del 1972.
Il connubio tra sport, radiocronaca e storia
Repice ha guidato il pubblico in un viaggio tra le grandi imprese sportive e le voci che le hanno raccontate. Dalla vittoria dell'Italia ai Mondiali del 1982 con Nando Martellini, alla storica semifinale di Coppa Campioni tra Roma e Dundee United del 1984 narrata da Bruno Gentili, ogni racconto è stato arricchito dalla sua narrazione personale, che mescola sport, emozioni e memoria storica. Ha evocato anche il tragico ricordo della strage dello stadio Heysel nel 1985, un momento che ancora oggi lascia un segno indelebile nella memoria collettiva. Allontanandosi dallo sport,
Repice ha raccontato di quando Tito Stagno descrisse la straordinaria notte del 20 luglio 1969, momento in cui l’uomo mise piede sulla Luna per la prima volta. Memorabile il malinteso in diretta televisiva con il collega Ruggero Orlando, in collegamento da Houston durante i decisivi istanti dell’allunaggio. “Ha toccato il suolo!” proclamò Stagno dagli studi RAI a Roma. “No, qui segnalano ancora dieci metri,” ribatté Orlando dal centro spaziale della NASA.
La storia di Repice: emozioni e ricordi personali
Al di là delle storie sportive, Repice ha condiviso con il pubblico alcuni momenti più personali. Ha ricordato la sua prima radiocronaca della Nazionale, avvenuta nel 2014, a un anno dalla morte del padre, e ha raccontato come lo sport e la sua carriera siano intimamente legati alla sua vita privata. Un tocco di emozione che ha reso la performance ancora più speciale, permettendo agli spettatori di entrare nel cuore della sua esperienza professionale e umana.
Un inno alla radiocronaca e alla memoria
Concludendo lo spettacolo, Repice ha rivolto un pensiero a chi, come lui, ha contribuito a fare la storia della radiocronaca, ricordando anche colleghi scomparsi come Gian Piero Galeazzi e Bruno Pizzul. "La Voce degli Eroi" è stato un omaggio a queste figure, ma anche una riflessione sul presente e sul futuro della radiocronaca, un mestiere che continua a vivere nel "qui e ora", proprio come una partita in diretta.
La serata si è chiusa con una battuta sul futuro imminente: "E ora, ascoltate la diretta di Inter-Napoli, perché chi racconterà questa partita? Sono io!" Ha scherzato, facendo un ulteriore omaggio al suo mestiere che non smette mai di emozionare.
"La Voce degli Eroi" ha dimostrato che la radiocronaca non è solo un modo per raccontare lo sport, ma una forma d'arte che tocca il cuore, unendo passione, storia e memoria collettiva.
Repice ha saputo trasformare il suo amore per questo mestiere in un'esperienza unica, regalando al pubblico del Teatro Villoresi una serata che difficilmente verrà dimenticata.
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