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foto Buzzi AC Monza
foto Buzzi AC Monza

Il nuovo Direttore Generale del Settore Giovanile del Monza Mauro Bianchessi ha rilasciato un'intervista a “Il Cittadino di Monza e Brianza”.

Ecco alcuni dei passaggi delle dichiarazioni dell'esperto dirigente cremasco, con esperienza ad Atalanta, Lazio e Milan:

“Non c'è mai stato mai bisogno di una trattativa col Monza, dopo 11 anni di Milan si è cementato da parte mia un legame di gratitudine eterna verso il presidente Silvio Berlusconi e di stima ed affetto verso Adriano Galliani, che ritengo il più bravo e vincente dirigente del mondo del calcio. Quando è terminata la mia esperienza alla Lazio, è stata la scelta più naturale tornare con loro a Monza, tornare a casa. Devo ringraziare i miei maestri che ho avuto la fortuna d'incontrare durante la mia carriera: Roberto Clerici al Brescia, Mino Favini all'Atalanta e Adriano Galliani. A loro devo gratitudine per essere oggi quello che sono. Il giudizio sulla mia carriera lo lascio agli altri".

“Da Dg il mio obiettivo stagionale è organizzazione, crescita delle competenze degli staff tecnici, progettualità metodologica finalizzata non ai risultati sportivi ma alla crescita dei giocatori di prospettiva e di grande attenzione al bilancio. I tre valori di un Settore Giovanile devono essere identità, etica e passione. La nuova generazione è cambiata rispetto a vent'anni fa? E' cambiato il mondo in vent'anni. Ieri i ragazzi arrivavano con le scarpe da calcio consumate o da ginnastica perchè non sempre potevano permetterselo, ma non importava, agli allenamenti arrivavano prima per sfidarsi ai rigori ed era un problema far finire gli allenamenti perchè non volevano mai che terminassero. Tornavano a casa, compiti e poi cortile o in oratorio a giocare a calcio. I genitori quasi mai venivano a vederli giocare. Oggi, invece, i ragazzi arrivano all'allenamento con capelli tagliati alla moda dei campioni, con scarpe da 300 euro come se fossero quelle a determinare la loro bravura. Playstation e cellulari hanno preso il posto delle partitelle in cortile o in oratorio. I genitori attaccati alla rete,, ogni domenica, con tifo che spesso supere le righe del buonsenso. Per fortuna non sono tutti così”.

“I giovani italiani bravi ci sono e lo dimostrano gli ottimi risultati delle Under nazionali. Il problema è il coraggio degli allenatori delle prime squadre nel farli giocare, l'allenatore è legato ai risultati, se non ha coraggio sceglie di far giocare il trentenne, che dà garanzie di esperienza. Un ragazzo di 18 anni, pur bravo, può commettere qualche errore di gioventù in partita. Poi non dimentichiamo che gli stranieri in Serie A rappresentano il 62% e in Primavera 1, dove assurdamente c'è retrocessione con sei fuori quota ventenni, sono il 65%. Così non è più un campionato formativo, molto meglio la Primavera 2 per la crescita dei ragazzi. Per fortuna il Monza è la società con un'identità fortemente italiana”.