Amarcord Biancorossi - Quando da un umiliante poker a San Siro partì l'esaltante scalata del Monza di Mazzetti
13 Marzo 1983: una domenica storta che più storta non si può. Un incidente a Piazzale Lotto mi toglie il gusto di vedere l’ingresso del mio Monza nello Stadio più bello d’Italia (un sentito vaffa alla decisione di abbatterlo tanto per chiarire come la penso sul nuovo impianto meneghino), la corsa rabbiosa verso il posto ‘raggelata’ dall’impressionante esultanza dei 40.000 milanisti subito spenta dall’arbitro che annulla un gol di Damiani. Sorrido e mi accomodo. Purtroppo si accomodano idealmente anche i biancorossi in campo. Spettatori non paganti.
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E pensare che la gestione Mazzetti stava scrivendo una pagina memorabile della nostra storia. Ereditata la squadra all’ultimo posto, Sor Guido la aveva riportata in linea di galleggiamento ed il trend pre San Siro di Fasoli & compagni era stato da circoletto rosso: 5 punti in 3 partite (allora la vittoria ne valeva 2). Memorabile vittoria casalinga (rigore di Papais e gol di Pradella) sulla capolista Lazio, prezioso 0-0 a Foggia nella caldissima tana di una diretta concorrente alla salvezza, favoloso e spettacolare 5-1 in rimonta (Mitri, doppietta di Pradella, rigore di Bolis e firma anche di Marronaro) ai danni del Palermo in un Sada traboccante di entusiasmo.
Quell’entusiasmo che ci aveva fatto dolce compagnia durante la settimana e che si rivelò un boomerang durante i 90’. Pardon, durante i 45’. Perché al termine del primo tempo la partita era già finita. Ammesso che fosse mai iniziata. Il tabellino qui sotto dice tutto. (Quasi) 40 anni dopo è romanticamente bello giustificare.
(Appena) quattro giorni dopo su Il Cittadino di Giovedì 17 Marzo 1983 l’indimenticabile Giancarlo Besana provò a spiegare con spietata e lucida psicologia: “Un poker subito in meno di 45 minuti: una resa indecorosa. Il Monza ha perduto ogni sua chances prima ancora che l’arbitro desse il fischio d’inizio. Fasoli e compagni si sono infatti consegnati inermi all’artiglieria milanista schiacciati psicologicamente dall’impatto con una platea cui di certo non sono avvezzi. Il catino del Meazza, trionfante di stendardi rossoneri, ha preteso dai biancorossi un immediato, umiliante pedaggio” Solo i fuoriclasse della penna – ed il Gianca lo era – sanno spiegare tutto in poche righe. (Quasi) 40 anni dopo è romanticamente bello giustificare. L’assenza per squalifica di uno di quelli che non si sarebbe certo fatto sopraffare da San Siro: Giorgione Papais. Le ansie e le emozioni che frastornarono un 19enne difensore centrale che sin lì era stato praticamente insuperabile: l’attuale allenatore del Lecce, Marco Baroni. L’unico errore tattico della stagione perfetta (prima e dopo) del Sor Guido: contrapporre allo strapotere fisico ed atletico di Pasinato sull’out di destra dello scacchiere rossonero la buona ma strutturalmente fragile cifra tecnica di Andrea Mitri. La cronaca servì poco allora, figurarsi adesso. In tutti i quattro gol degli uomini di Castagner ci furono clamorose ingenuità biancorosse.
Stop. Reset. Le grandi squadre sono davvero tali quando reagiscono ai momenti negativi: quel Monza era super. Mister Mazzetti ed i suoi magnifici uomini archiviarono la sberla di San Siro e ripartirono immediatamente: due pareggi per 1-1 (al Sada con il Como e nella difficile trasferta di Lecce) ad introdurre l’esaltante serie di quattro vittorie consecutive (2-0 alla Reggiana con leggendaria doppietta di Pradella e 3-0 al Varese tra le mura amiche, colpaccio a Pistoia firmato da Mitri, 2-1 casalingo all’Arezzo) ed ancora due pareggi (reti bianche a Bergamo e pirotecnico 2-2 sotto il diluvio al Sada con l’ottima Cavese). Il passo falso di Campobasso al minuto 85 (con Saini, Bolis e Baroni in infermeria e Pradella e Mitri in campo pieni di acciacchi) interruppe una lunga serie positiva ma non il trend di una squadra che giocava a memoria. Dopo il pareggio al Sada con il Catania (0-0) venne la clamorosa impresa di Bari (rigore inesistente regalato ai pugliesi dal vergognoso Pezzella e parato da un fantastico Mascella al minuto 78, straordinario contropiede vincente di Marronaro al minuto 85), la vittoria interna sulla Sambenedettese (gol di Ronco) ed il 2-2 finale a Bologna.
Ovvero: dopo il disastroso rovescio al Meazza, 13 partite con 6 vittorie, 6 pareggi ed 1 sola sconfitta. Per quel 7° posto finale che è ancor oggi uno dei nostri Amarcord più dolci e più intensi. E fu così che quell’umiliante poker subito a Milano costituì la molla per scrivere una delle pagine più belle della storia biancorossa.
Milano, Stadio San Siro. Domenica 13 Marzo 1983
MILAN-MONZA 4-0 (4-0)
MARCATORI: Verza (Mi) al 15’ pt – Jordan (Mi) al 21’ pt – Damiani (Mi) al 34’ pt – Battistini (Mi) al 44’ pt
MILAN: Nuciari, Tassotti, Evani, Pasinato, Canuti, Icardi, Romano, Battistini, Jordan (Incocciati dal 15’st), Verza (Manfrin dal 34’ st), Damani. A disp.: Piotti, Biffi, D’Este. All.: Castagner
MONZA: De Toffol, Colombo, Billia, Trevisanello, Baroni (40’ pt Castioni), Fasoli, Bolis, Saini, Pradella (Marronaro dal 38’ st), Ronco, Mitri. A disp.: Mascella, Biasin, Perico. All.: Mazzetti
ARBITRO: Lombardo di Marsala
SPETTATORI: 40.000 circa di cui 31.369 paganti e 7.438 abbonati.
Fiorenzo Dosso