Monza, colpo sfiorato con l'Udinese: prospettiva di un pareggio che muove la classifica
Brianzoli e friulani si dividono la posta in palio in una partita fisica e sfaccettata. All'U-Power Stadium finisce 1-1. L'analisi tattica del match.
“Non fate mai l’abitudine alla vittoria: non gli starete così simpatici a lungo”. Tornano sempre d'attualità, sagge e centrate, le parole di Sir Bobby Charlton, compianto esteta del pallone e gentiluomo britannico.
Quando diventa una consuetudine il successo è indubbiamente gratificante, positivo e avvolgente nella misura in cui scioglie la mente ed eleva l'autostima. Ma le partite di calcio sono un fenomeno imprevedibile, soprattutto perché il campo è un territorio franco dove a contendersi la posta in palio sono due squadre. Ogni match ha una storia a sé: dinamiche, episodi, situazioni possono determinare il risultato, azzerando qualsivoglia pronostico e rimettendo tutto al verdetto del campo.
Studiare l'avversario
Nemico dell'abitudine, a cui può essere associata l'attitudine, è sicuramente il competitor e a supportare questa tesi entra in assolvenza il postulato del filosofo e scrittore parigino Jean-Paul Sartre, secondo cui "nel calcio tutto è complicato dalla presenza della squadra avversaria”.
Avversaria, l'Udinese, che il Monza ha dovuto fronteggiare all'U-Power Stadium dopo la battuta d'arresto dell'Olimpico contro la Roma.
Partita scorbutica, calcarea e non poco insidiosa per i biancorossi, complicata ancor di più da una formazione scossa dall'esonero di Andrea Sottil e dall'insediamento di Gabriele Cioffi. L'Udinese risponde all'avvicendamento in panchina con una prova coriacea e reattiva, applicata a livello tattico e tagliata sull'agonismo. Il Monza, invece, gioca da squadra ma manca di cinismo negli ultimi 16 metri, saggiando la resistenza e la fisicità imponente degli ospiti.
Quando il calcio è un modo d'essere
Palladino è consapevole delle insidie che può riservare il match e comanda grande attenzione ai suoi effettivi, applicati nell'occupazione degli spazi e nelle rispettive rotazioni.
In avvio i brianzoli tengono in pugno le redini della gara, chiamando alle operazioni di raccordo e ricamo Colpani e Vignato, molto attivi nella tessitura del gioco e liberi di inventare. Cruciale nello scacchiere del Monza è il custode del centrocampo, Roberto Gagliardini, un continuatore della giocata e della circolazione veloce di palla con tocchi giusti e precisi. Il suo lavoro sembra rievocare, con le dovute proporzioni, quello di Sergio Busquets al Barcellona. Perché il calcio di Gagliardini, in armonia col pensiero di Jorge Valdano nel libro Il sogno di Futbolandia, “è un modo d'essere”. Il numero 6 biancorosso è un perfetto connettore tra i reparti, colui che si prodiga per offrire le migliori soluzioni alla squadra disponendo del pregio artistico di apparire e scomparire all'interno del sistema. Al 12' è proprio l'ex Inter ad accendere l'estro creativo di Colpani, con un passaggio defilato sulla destra a catalizzare l'aggressione dei friulani e spalancare una prateria sull'out opposto. La "sciabolata morbida" (Piccinini docet) del Flaco innesca il talento elettrico di Vignato e un potenziale due contro due a favore del Monza. Il classe 2004 addomestica la sfera, punta la difesa avversaria e confeziona un'ottima occasione, calciando però tra le braccia di Silvestri.
Il colpo di Colpani
Nelle logiche del football il timing è fondamentale, proprio come sottolineava il profeta olandese Johan Cruijff: “c'è solo un momento in cui puoi arrivare in tempo. Se non sei lì, sei in anticipo o sei in ritardo”.
Tempismo che il Monza trova singolarmente e collettivamente nell'azione del vantaggio al 26', con un cambio di ritmo decisivo a sorprendere lo schieramento bianconero. Dalla circolazione ragionata, il pallone arriva tra i piedi di Andrea Carboni che legge lo scatto in profondità di Kyriakopoulos e lo serve con un lancio calibrato. Simultaneamente Vignato e Colombo si posizionano a incastro fra i tre difensori delle zebrette, mentre Colpani segue l'azione qualche metro più indietro.
L'esterno greco, particolarmente in voga durante il match, pennella nel mezzo un cross sartoriale da quinto a terzo per Colpani. Saltello del Flaco e stoccata di destro a trafiggere un incolpevole Silvestri: è il quinto sigillo in campionato per il 28 biancorosso, tra i centrocampisti più prolifici nei cinque maggiori campionati europei, dietro soltanto a Bellingham (10) e Mbueno (6).
L'ammonizione di Pablo Marí
Avanti 1-0 il Monza mantiene viva la gestione del gioco, vincendo duelli e arrivando prima sulle seconde palle, in particolare nella zona intermedia dove i bianconeri fanno molta densità. Pereyra tende abbassarsi agilmente per legare il gioco con Payero e Samardžić, concedendo la possibilità di sviluppo in ampiezza sui tornati di fascia, Ebosele a destra e Zemura a sinistra.
Al 34' si materializza l'episodio che spaccherà il copione tattico della partita: l'ammonizione di Pablo Marí per un tackle ruvido a metà campo. Nel recupero del primo tempo il difensore spagnolo rischia addirittura il secondo giallo, commettendo una leggerezza che non viene sanzionata da Prontera.
Il cambio di Marí e il pareggio di Lucca
Nella ripresa il Monza si accende subito e lascia intendere di voler archiviare la pratica al più presto. Ma il gol non arriva e l'Udinese prende fiducia. Al 50' Di Gregorio compie un miracolo in uscita su Zemura e blinda la sua porta.
In corso d'opera Cioffi ridisegna la sua squadra, sostituendo i cursori laterali e gli interni, con Pereyra arretrato a centrocampo e Lucca a dar peso in attacco. I cambi producono i frutti sperati e a scoprire il nervo del Monza è il gioco sollecitato su Pablo Marí, condizionato dal cartellino e trattenuto inevitabilmente negli interventi. Palladino percepisce la difficoltà e lo sostituisce con Bondo, adattando Gagliardini come centrale difensivo per contenere la fisicità del centravanti bianconero. Dany Mota rileva Vignato ma il suo atteggiamento appare ben presto asettico e poco registrato.
Nel momento di riorganizzazione dei brianzoli, i friulani colpiscono e lo fanno da rimessa laterale. Marcature serrate e area fittissima, con 8 biancorossi a vegliare su 6 uomini avversari. Lucca fa valere i centimetri e con una finta di corpo esclude prima Caldirola e poi batte Di Gregorio con un tocco scaltro e fulmineo.
Al 67' l'Udinese si porta sull'1-1 e stravolge completamente l'inerzia della gara. Rivitalizzati dal pareggio, gli ospiti volano sulle ali dell'entusiasmo e cercano di ribaltare il punteggio ma il portiere biancorosso è ancora vigile.
“Se non puoi vincere, assicurati di non perdere”
Negli ultimi 20 minuti le due squadre non si scompongono e rimangono accorte, consegnando alla gara un andamento a fisarmonica con situazioni da una parte e dall'altra. Maric e Birindelli subentrano a Colombo e Colpani, con Ciurria avanzato nel ruolo di sotto punta.
Il Monza si ripara e in fase di non possesso si dispone con linea difensiva 3+1, dove il quarto elemento è uno dei due esterni del segmento intermedio. Spesso Birindelli tende a scalare in retroguardia per bloccare Kamara e limitare potenziali pericoli. Perché “se non puoi vincere, assicurati di non perdere”, un diktat cruiffiano che sensibilizza su quanto sia importante preservare un punto piuttosto che concederne 3.
Forcing e cuore biancorosso
Finale all'arrembaggio per i brianzoli che tentano addirittura, con cuore e coraggio, il colpo di coda per conquistare la vittoria. All'82' è Ciurria a costruire l'opportunità più grande del Monza nel secondo tempo, posizionandosi esattamente sulla trequarti per ricevere il filtrante di Pessina e scaraventare un sinistro a giro che costringe Silvestri a una super parata. All'85' Palladino inserisce anche Valentin Carboni, che prova a creare ma finisce per infrangersi sul muro bianconero.
Al triplice fischio il punteggio resta inalterato. 1-1 tra Monza e Udinese, un punto a testa non delude nessuno.
Pareggio onesto, punto guadagnato
Analizzando con raziocinio la gara e considerando il suo sviluppo, il risultato finale è sicuramente positivo poiché muove la classifica e conferma un discreto vantaggio sulla zona salvezza.
10 tiri per parte, 4 per brianzoli e 3 per i friulani nello specchio della porta: numeri che definiscono una gara equilibrata, avara di occasioni e costellata di duelli.
Nell'ambiente biancorosso c'è un pizzico di rammarico per il successo sfumato, come ammesso nel post partita da Raffaele Palladino. Testimonianza di quanto la squadra abbia “abituato" bene i propri tifosi alzando gradualmente l'asticella degli obiettivi. Soltanto qualche mese un pareggio con l'Udinese sarebbe stato accolto con entusiasmo, oggi invece viene recepito quasi con un sentimento di delusione. Questione di prospettiva e di vedute, perché nell'economia di un campionato, lungo e tortuoso, un punto in più potrebbe fare la differenza. Quindi è giusto accontentarsi, ma è altrettanto lecito coltivare certe ambizioni, partendo dal presupposto che il Monza ha consolidato un gruppo di lavoro di alto profilo, umile e maturo, con una società solida e un allenatore sempre più in ascesa.
E ora? E ora: punto e a capo, tanto per citare l'omonimo film del 1979 di Alan J. Pakula. Testa al prossimo impegno, alla portata, domenica 5 novembre alle 12.30 contro l'Hellas Verona.
Una trasferta complessa che servirà a misurare la mentalità e la fame di un team sparviero che combatte sempre senza paura.
Di Andrea Rurali