Amarcord Biancorossi: a Firenze paradiso ed inferno nel segno del 3
Dalle strepitose parate di Cazzaniga alle salaci battute di Sonetti.
Godi, Fiorenza, poi che se’ si’ grande … Il canto XXVI dell’Inferno dell’ultras viola Dante Alighieri è un assist al bacio per raccontare di due allenatore toscani che – in epoche e con risultati diametralmente opposti – guidarono il Monza in occasione di alcune delle precedenti visite al Comunale, prestigioso regno viola. Estate 1972: la società - imminente l’insediamento di Giovanni Cappelletti alla presidenza - conferma il pisano (pensa un po’ …) Franco Viviani alla guida della squadra reduce dalla soffertissima salvezza cadetta 1971-72. La torcida del Sada non ha troppe simpatie per un tecnico introverso e col non certo apprezzato biglietto da visita della promozione dalla C alla B ottenuta con gli odiati cugini del Como nel campionato 1967-68. Gioco se ne vede poco, gol addirittura col binocolo. Eppure Viviani gode di buona stampa per alcune nuove metodologie (rifinitura in campo, allenamenti in piscina) perpetrate dal mago Herrera. Quel 27 agosto 1972 sembra improvvisamente l’alba di una luminosa era biancorossa. Prima giornata del girone 5 di Coppa Italia: i bagaj debuttano nella tana della viola. Dove Nils Liedholm aveva ridestato entusiasmi sopiti (5° posto finale con sogni di scudetto cullati per più di un po’) e si apprestava ad un ulteriore miglioramento (4°) eppure in quella calda domenica di fine estate non c’è partita. Nel primo tempo un Super Romano Cazzaniga (miracoloso su Sormani e Saltutti) salva i suoi che nella ripresa impartiscono memorabile lezione di calcio a De Sisti & co. ed ammutoliscono gli oltre 10.000 fiorentini rientrati dalle ferie con un sogno tricolore nel cuore. Giorgio Blasig, Arturo Ballabio e Franco ‘Jimmy’ Fontana firmano un fantastico tris con reti bellissime per costruzione ed esecuzione. L’unico motivo di soddisfazione viola sarà moooolto postumo: al minuto 25 della ripresa, infatti, il tecnico svedese fa debuttare un giovane di belle speranze di nome Giancarlo Antognoni. Il colpaccio biancorosso trova ampio eco anche sui quotidiani sportivi nazionali del giorno dopo: Monza inserito tra i favoriti alla promozione. Sarebbe bastato aspettare settantadue ore (Monza-Bologna 1-2 del 30 agosto) o al massimo una settimana: domenica 3 settembre, Cesena-Monza 7-0. Fine delle illusioni estive. Effimere ed ingiustificate. Quella squadra retrocederà mestamente, malamente, ignominiosamente in Serie C. Viviani sarà (solo) il primo tassello della eterna incompatibilità tra Pisa e Monza.
Inverno 1994: Nedo Sonetti da Piombino ha ereditato a metà novembre una compagine bislacca, spenta, mal assortita. Rispetto al suo mite predecessore (Trainini), Nedone è un vulcano in perenne eruzione. Il suo temperamento, la sua garra, la sua carica agonistica rivitalizzano e ringalluzziscono i biancorossi che ritrovano un minimo di autostima ed al Brianteo superano Pisa (3-1) ed Ancona (2-1). Al termine del match con i dorici in sala stampa c’è chi guarda alla prossima trasferta di Firenze con incredibile, inspiegabile, immotivata, demenziale euforia. Roba da matti. Anche perché, proviamo timidamente a ragionare io ed un paio di saggi disillusi, il Monza non vince in trasferta dal maggio ’92. In soldoni da oltre un anno e mezzo. Sonetti arriva, analizza la gara appena conclusa e poi – avvertendo un clima pericoloso – non va per il sottile e le canta chiare quando un collega gli chiede dei punti deboli della viola: “Bisogna essere solo contenti per oggi. E stop. L’ambiente carico è una bella cosa, l’ambiente che manca di realismo è un insulto alla logica. Siamo sempre ultimi in classifica ed andremo in casa della capolista. Che ha più del doppio dei nostri punti, che ha incassato solo 6 gol in 17 giornate, che è piena di grandi giocatori, che tra le mura amiche ha fatto 14 punti sui 16 disponibili (allora la vittoria valeva ancora due punti, ndr.) che è destinata a tornare in Serie A. Non aggiungo altro perché domande come questa mi fanno incazzare di brutto.” Sette giorni più tardi Luppi ed una doppietta di Batistuta regoleranno senza storia un Monza piccolo, fragile, impacciato, limitatissimo. Entrando in sala stampa Sonetti incrocia il mio sguardo e … “un ci sono mica quelli che la settimana scorsa pensavano fossimo diventati il Real Madrid?” … Grande, mitico Nedone. Perché – stavolta l’assist è di Curzio Malaparte – i toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca. Ma quasi sempre dicono la verità.
Domenica 27 agosto 1972, Firenze: Stadio Comunale
FIORENTINA-MONZA 0-3 (0-0)
MARCATORI: Blasig (M) al 1’ st – Ballabio (M) al 20’ st – Fontana (M) al 40’ st
FIORENTINA: Superchi, Perego, Galdiolo, Scala, Brizi, Orlandini, Caso (25’ st Antognoni), Merlo (30’ st Cini), Sormani, De Sisti, Saltutti. All.: Liedholm
MONZA: Cazzaniga, Lievore, Colletta, Tomezzi, Trebbi, Fontana, Montorsi (1’ st Flora), Fara, Blasig (18’ st Dehò), Dell’Angelo, Ballabio. All.: Viviani
ARBITRO: Trono di Torino.
Fiorenzo Dosso