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Ci sono volute due notti per digerire la sconfitta biancorossa all’Arena Garibaldi. Intendiamoci, è la prima di una stagione lunghissima, e nulla è compromesso. Però la partita ha sollevato una miriade di punti interrogativi, che spaziano dalle prove (orribili) di alcuni singoli a scelte tattiche quantomeno discutibili, da dubbi sulla condizione fisica di molti a considerazioni sull’approccio dei biancorossi alle partite. Se l’analisi sui primi temi può essere rimandata di qualche giornata, è l’ultimo punto sul quale occorre fare chiarezza.

Sono diversi anni che la sfida tra Monza e Pisa è particolarmente sentita: puntualmente le aspettative dei tifosi – e la richiesta di dare quel qualcosa in più – vengono disattese. Pronti via ed esattamente come lo scorso anno nel match casalingo bisogna già inseguire.

Durante la scorsa stagione uno dei difetti più evidenti della squadra era nell’approccio alle gare: incomprensibili black out iniziali, errori marchiani in difesa e leggerezze dovute ad un inaccettabile atteggiamento di superiorità sono costati una marea di punti (penso davvero che non servano esempi…).

La rivoluzione (ennesima) di quest’anno ha mischiato le carte, ma questi vecchi difetti tornano a manifestarsi: l’aver impugnato troppo presto il fioretto contro la Ternana e l’essere scesi in campo contro la capolista 45’ dopo gli avversari sono colpe gravi che a mio parere devono spingere la società a fare chiarezza con i giocatori attorno ad un concetto base: Monza non è un punto di arrivo.

Forse qualcuno, una volta arrivato in biancorosso, ha pensato sia di aver risolto la sua situazione personale sia di aver acquisito “il diritto” a vincere.

La squadra di Berlusconi e Galliani, con i loro mezzi e la loro esperienza. Tutte le condizioni per allenarsi e rendere al meglio, da contratti importanti e ben remunerati a strutture di avanguardia in ogni ambito. Il tutto in una piazza storicamente “tranquilla”, vicina a Milano. Cosa si può chiedere di più?

Ebbene, questa visione va scardinata completamente: chi è qui ha l’opportunità straordinaria di lavorare in una società di Serie B con strutture, mezzi e know-how da Serie A. Ma ha soprattutto la possibilità di scrivere per questi colori una pagina storica, nuova, attesa da oltre un secolo. Ed ha il dovere di farlo dando il massimo, perché non sono importanti - e non portano punti - le presenze raccolte in serie A, in campo internazionale o simili: è importante dove giocherà il Monza nella prossima stagione. Solo questo.

Luca Viscardi

foto: Studio Buzzi