L'arte civile del ricordo: Monza commemora le sue vittime della pandemia di Covid-19
Cinque anni dopo, la città si ritrova attorno a un ulivo e alla memoria di chi se n'è andato senza un addio

Non sarà una semplice cerimonia. Sarà piuttosto l'ennesimo capitolo di quella liturgia civile che le società avanzate sanno costruire attorno ai propri traumi. La stele commemorativa, collocata all'ingresso del cimitero nel dicembre 2021, diventa così non solo un luogo fisico ma uno spazio concettuale dove la comunità può elaborare il lutto. L'ulivo che la accompagna – simbolo millenario di resilienza e rinascita – ne amplifica il messaggio: "La città di Monza ricorda i suoi concittadini vittime del Coronavirus, la pandemia che ha colpito il nostro paese nell'anno 2020. Questo ulivo ne sia per sempre memoria viva soprattutto per coloro che non hanno potuto abbracciare i propri cari nell'ultima ora".
Parole scolpite nella pietra che risuonano ancora con straordinaria attualità, specialmente per chi ha vissuto l'esperienza straniante di perdere i propri cari in solitudine, in quella che resterà come una delle privazioni più crudeli imposte dal virus: la negazione dell'ultimo saluto.
Le parole e i silenzi della politica

Il sindaco Paolo Pilotto, con quella sobrietà istituzionale che sa essere efficace proprio quando evita eccessi retorici, ha delineato perfettamente il duplice significato dell'evento: "Dopo cinque anni dai tragici momenti che ancora tutti ricordiamo in modo così nitido, riteniamo doveroso da un lato non dimenticare chi ci ha lasciato in modo così brutale in quel periodo e dall'altro ricordare i sacrifici di medici, infermieri, personale sanitario e tutti coloro che a diverso titolo diedero la loro disponibilità per affrontare l'emergenza in prima linea".
Accanto a lui, a dare sostanza all'evento, ci saranno le autorità sanitarie – quelle stesse che cinque anni fa si trovarono a combattere una battaglia impari contro un nemico invisibile, armati di scienza, dedizione e, spesso, di sola speranza. La loro presenza non rappresenta un semplice atto protocollare, ma il simbolo tangibile di una continuità istituzionale che ha saputo resistere anche nei momenti più bui.
Il rituale pubblico di martedì prossimo avrà dunque questo duplice valore: commemorare i morti e, contemporaneamente, celebrare chi ha combattuto contro la morte. Un esercizio di memoria che non indulge nella retorica ma che, al contrario, punta a costruire una narrazione collettiva essenziale per qualsiasi comunità che voglia definirsi tale. Perché, in fondo, ricordare non è mai un mero esercizio nostalgico, ma un atto politico che ci permette di diventare consapevoli di ciò che siamo stati e di ciò che possiamo diventare.