Gioco empirico, punto preso: il valore del pareggio del Monza contro l'Udinese (0-0)
I brianzoli inglobano cuore, sacrificio e spirito di squadra ed escono imbattuti dal Bluenergy di Udine. Di Gregorio blinda la porta, Bondo alza il rendimento. L'analisi tattica del match.
"Lo 0-0 è espressione dell’equilibrio totale tra l’attacco e la difesa delle due squadre scese in campo".
A pronunciare queste parole non fu un personaggio qualunque ma uno dei più grandi intellettuali della storia del calcio italiano, l'ala pel di carota, indimenticato campione con la maglia della nazionale italiana e oro olimpico a Berlino '36: Annibale Frossi.
Laureato in legge e acuto pensatore, l'esterno offensivo di Muzzana del Turgnano era affetto da miopia sin da giovane, motivo per il quale non si separava mai dai suoi occhiali - tondi, tondissimi - nemmeno quando giocava. Un “marchio di fabbrica” che lo rese speciale ed iconico nell'immaginario collettivo.
Rapido e scattante palla al piede, Frossi dribblava gli avversari in campo esattamente come faceva nella vita, lontano da quell'omologazione culturale condannata a spada tratta da Pier Paolo Pasolini.
Dall'Udinese al Monza
Nell'Udinese Frossi nacque giocatore dal piè veloce, a Milano diventò giornalista e Dottor Sottile. Nel mezzo una carriera da allenatore che lo spinse a Monza per 4 stagioni, conquistando la prima storica promozione in Serie B nel 1950/51. Teorico del difensivismo e precursore del modulo a M sdoganato dall’Ungheria di Puskás, insieme all’amico Gianni Brera sosteneva che il risultato perfetto di una gara fosse 0-0, espressione di un bilanciamento tecnico e tattico da parte di entrambe le squadre. Che, di fatto, si studiano, si controllano e si annullano.
Lo 0-0 del Bluenergy Stadium tra Udinese e Monza racchiude al meglio il concetto dell'intellettuale del pallone, una sfida tra due formazioni che hanno battagliato senza, però, farsi male.
Nessun vincitore, nessun vinto: segno X sul match e porte inviolate.
Aggressione bianconera, copertura biancorossa
Palladino conferma il consueto 3-4-2-1 che, a seconda degli avversari e dei momenti, si assesta in un 3-4-3 coi tre attaccanti più stretti e compatti a protezione. Il neo acquisto Djuric parte titolare, supportato alle sue spalle da Mota e Colpani.
In casa Udinese Cioffi si affida ad elementi fisici e strutturati, optando per un 3-5-1-1 fluido con Wallace a prelevare le chiavi tattiche della squadra e Thauvin a connettere i reparti raggirando le linee del Monza. L'11 bianconero è cruciale nell'attivazione del gioco, diligente ad abbassarsi in fase di non possesso e a ingaggiare i duelli con Djuric, e bravo a ruotare il proprio raggio d'azione liberando “naturalmente” gli half spaces agli interni di centrocampo in una derivativa Salida Lavolpiana.
Dopo l'occasione iniziale di Lucca, l'Udinese aumenta l'intensità e aggredisce il Monza nel cuore della mediana, con gli inserimenti delle mezzali e il prezioso lavoro di raccordo di Thauvin.
Al 16' l'ex Marsiglia si abbassa nella sua metà campo a ricevere la sfera chiamando su di sé l'uscita in pressione di D'Ambrosio. La costruzione alta si trasforma in immediato sviluppo con l'attaccante francese che si smarca del difensore biancorosso e strappa palla al piede nel semicentro del campo, rifinendo un assist al bacio per Payero che, in area, calcia malamente sopra la traversa.
Smarcamenti e iniziative
Il Monza subisce l'iniziativa dei padroni di casa e si scompone, perdendo le distanze fra i reparti. La squadra si allunga e diventa perforabile a centrocampo, con Pessina e Bondo troppo distanti fra loro e le catene laterali non connesse a dovere.
La strategia di smarcamento dei bianconeri diventa un fattore, con Thauvin spesso in zona “luce” e nelle condizioni di eseguire i corretti spostamenti. Tempismo e velocità, cambio di direzione e ritmo della corsa, movimenti unidirezionali (verticale-orizzontale) e bidirezionali (lungo-corto), preciso orientamento del corpo: il 26 bianconero è una spina nel fianco per il Monza, geograficamente onnipresente su più fronti, da destra a sinistra, e abile a non dare riferimenti agli avversari.
Le occasioni migliori dell'Udinese transitano tutte dai piedi di Thauvin, dai dialoghi nello stretto coi compagni agli improvvisi inserimenti a bucare il castello difensivo del Monza.
Al 28' si verifica un 4 contro 4 nella metà campo biancorossa, col francese che dall'esterno vede un corridoio interno e si dirige verso la porta, ma la sua conclusione a giro in area di rigore viene deviata in angolo da Pablo Marí.
Thauvin chiama, Di Gregorio risponde
Al 34' è ancora Thauvin a creare scompiglio fra le maglie biancorosse. D'Ambrosio esce in diagonale a uomo sul francese, con Caldirola e Birindelli ad aggiungersi in marcatura in una gabbia triangolare.
Dribbling di suola, tocco d'interno, sprint centrale palla al piede e tiro in porta: il campione del mondo nel 2018 lascia partire una sassata mancina dalla distanza ma Di Gregorio è attento e respinge. Altro intervento risolutivo dell'estremo difensore biancorosso che tiene a galla i suoi.
Ripresa controllata, equità nel gioco
Nel secondo tempo Palladino ritocca l’assetto tattico e intensifica le marcature a uomo, togliendo tempi, spazi e imprevedibilità alla formazione di Cioffi.
Il Monza è solido e pragmatico, più competitivo nei duelli ma poco incisivo nello sviluppo e nella rifinitura.
Zerbin entra col piglio giusto e si mette a disposizione, prima da quinto a destra a sostituire Birindelli poi da trequartista a sinistra al posto di Mota; Bondo alza il rendimento e comanda i box to box, coniugando quantità, corsa e dinamismo; Andrea Carboni ritrova il campo e il pallino della costruzione come braccetto di sinistra.
Il correttivo di Palladino risulta efficace e una volta affogata la strategia dell'Udinese, che non trova verticalità ma è costretta a fraseggiare in orizzontale, la partita si incanala su binari di sostanziale equità. Pochi sussulti offensivi da parte delle due squadre, assalti vanificati e respinti, portieri inoperosi.
Nel calcio, come diceva Dino Zoff, “finché sei zero a zero puoi vincere uno a zero” e nel finale il Monza rischia addirittura di vincere il match con una spizzata mancina di Pablo Marì da corner, salvata provvidenzialmente sulla linea da Lovric.
Al triplice fischio Udinese-Monza termina 0-0.
Non più di uno
Nel film con Renato Pozzetto il riferimento era a figli, per il Monza, al Bluenergy Stadium, diventa una questione di punti.
Non più di uno, che basta e avanza ai biancorossi per muovere la classifica e confezionare il secondo clean sheet consecutivo grazie al “Santo protettore dei Pali” Michele Di Gregorio, MVP e best player dei biancorossi.
Partita sporca, ruvida e serrata, non spettacolare sul piano del gioco ma modellata sull'atteggiamento di due squadre attente a non perdere equilibrio e, soprattutto, ad incassare gol.
Pratici e scrupolosi, i brianzoli in terra friulana mostrano un calcio empirico e parsimonioso, tatticamente affine a quello confezionato da Trainini negli anni Novanta (come sottolineato da Paolo Corbetta nel suo editoriale).
Tante occasioni per l’Udinese, tiri azzerati per il Monza, risultato congelato al 90’: un pareggio a reti bianche che, per dinamiche e opportunità, soddisfa più i brianzoli che i friulani, colpevoli di non aver capitalizzato le occasioni nei primi 45 minuti.
I biancorossi salgono a 29 punti in graduatoria con una prova applicata e decisa, che guarda meno alla forma e più alla sostanza, aggrappata al cuore e allo spirito di sacrificio del gruppo. Qualità che alimentano l'identità di un collettivo focalizzato sui propri obiettivi e consapevole che il percorso di crescita passa anche attraverso partite come quella di Udine.
Prossimo step: la sfida dell'11 febbraio alle 15 contro l'Hellas Verona. Un match che fornirà al Monza l'opportunità di prolungare la striscia di risultati utili consecutivi.
A cura di Andrea Rurali