Roma all'ultimo respiro, Monza nobile ed eroico: elogio di una sconfitta che fortifica il carattere
Prova d'orgoglio per i biancorossi che all'Olimpico, in inferiorità numerica dal 42', giocano con personalità ma cadono nel finale. L'analisi tattica del match
“Nel calcio, come nella vita, bisogna andare avanti, anche se si cade”. Lo diceva Bobby Charlton, eterna leggenda del calcio britannico e bandiera del Manchester United, scomparso il 21 ottobre 2023 all’età di 86 anni. Seppur levigate da una patina di sana retorica, le parole del più famoso tra i Bubsy Babes racchiudevano l'essenza della determinazione e della resilienza, prezioso memorandum per non arrendersi mai e non perdere la speranza. Solo chi guarda avanti può vincere le proprie sfide, tenendo bene a mente che, sempre secondo Sir Bobby, “il successo non significa solo vincere trofei, ma avere un impatto positivo dentro e fuori dal campo”.
È questo il fondamento del Monza di Raffaele Palladino, “state of mind” alla base di un modello etico che predilige integrità e sportività, insieme alla capacità di influenzare concretamente gli altri. E anche a Roma i biancorossi lo hanno confermato, gettando il cuore oltre l’ostacolo per 60 minuti (recuperi compresi) in 10 uomini, ma scivolando fatalmente nel finale.
In 10 si gioca meglio?
Il Barone Nils Liedholm, doppio ex di Monza e Roma, sosteneva che “in dieci si gioca meglio”.
Paradosso e, insieme, nuda psicologia perché chi rivendica la superiorità numerica tende ad accomodarsi e, quindi, a concedere spazio agli avversari per gli assalti in contropiede.
Una tesi che rispecchia il match dell’Olimpico a partire dal 42’, quando D’Ambrosio viene espulso per somma di ammonizioni (la prima ancor più discutibile della seconda).
Da quel momento il Monza alza la testa e affronta una ripresa di personalità, preservando la propria identità e continuando a proporre il suo gioco, alto e avanzato, mai appiattito o dimesso, più sciolto rispetto al primo tempo, con i soliti sganci dalla difesa e le altrettanto puntuali rotazioni a coprire le posizioni.
90 minuti solidi e muscolari, illuminati da un fenomenale Di Gregorio e da un Vignato sugli scudi, tre ottime occasioni costruite e una robustezza difensiva a incatenare l’attacco della Lupa. Ma il calcio insegna che quando non concretizzi ci pensano gli altri a farlo.
Riavvolgiamo il nastro e analizziamo il lunghissimo film di Roma-Monza.
Roma capoccia, Monza gagliardo
L'approccio del Monza è quello giusto, come sempre: assetto compatto e bilanciato nelle due fasi di gioco, con Colpani in marcatura stringente sul centro nevralgico avversario, ossia Paredes, e l'asse Marì-Gagliardini in costante avvicendamento.
La tattica adottata da Palladino è vincolata all'attitudine “casalinga” della Roma che, quando solca il terreno dell'Olimpico, interpreta le gare in modo diverso rispetto alle uscite esterne. Pressing, duelli fisici, gioco aereo, esterni fluidi e ricerca della colonna Lukaku: la strategia dei giallorossi e di Mourinho è chiara, veicolata a indurre i brianzoli all'errore e ad assaltare la porta. Ma gli ospiti occupano gli spazi con ordine, equilibrando la regione intermedia con Pessina spostato sulla corsia mancina di Kyriakopoulos e Gagliardini sulla destra a sostegno di Pedro Pereira.
Dopo un avvio incentivato sul possesso palla prolungato, al 29' il Monza riproduce una situazione già vista nelle scorse partite, con Pablo Marì ad aggredire il suo opposto e ad affondare l'avanzata sul recupero della sfera da parte dei compagni. L'uscita dal basso di Pessina e la successiva ricomposizione della retroguardia (a 4, con i due esterni a supporto) favorisce il movimento in verticale e centralmente dello spagnolo, puntuale nel suggerimento in profondità per Machin e nell'attacco alle spalle dei difensori della Roma.
Provvidenza Di Gregorio, doppio giallo D'Ambrosio
Reattività e riflessi: al 37' Di Gregorio si supera con un intervento superlativo sul colpo di testa di Aouar. Il 16 biancorosso blinda la porta e salva il Monza.
Al 42' arriva l'episodio clou del match. La squadra di Palladino alza il baricentro portando 10 effettivi nella metà campo avversaria e sull'offensiva romanista D'Ambrosio entra energicamente su Belotti. Ayroldi non ci pensa due volte ed estrae il secondo giallo al 33 biancorosso. Una decisione che lascia riflettere sul metro di giudizio, con D'Ambrosio punito frettolosamente con due ammonizioni per due falli non intenzionali. Con l'uomo in meno, Palladino è costretto a ridisegnare la squadra ma il cambio Machin-A. Carboni si completa poco dopo l'ennesimo miracolo di Di Gregorio che nega il gol a Belotti su un tocco a botta sicura.
Ripresa audace e di testa
Nel secondo tempo il Monza è chiamato ad uno sforzo enorme per contenere la Roma. Mourinho vaglia lo stesso 11 iniziale, Palladino ricorre ad una lavagnetta tattica per studiare contromosse a sorpresa, demonizzando i calcoli e andando a giocarsela a viso aperto nonostante l'inferiorità numerica.
I brianzoli non rinunciano a palleggiare e organizzano la manovra, con Birindelli a prendere il posto di Pereira sull'out di destra. Al 50' Colpani sfiora l'incrocio dei pali con un sinistro a giro dal limite dell'area, poi al 64' il tecnico biancorosso cambia in blocco il tandem offensivo. Fuori Colpani e Colombo, autore di una prova di sacrificio ma poco efficace in avanti (importante l'endorsement di Ariedo Braida nei suoi confronti a Monza una città da serie A); dentro Vignato e Dany Mota. L'attacco del Monza diventa più leggero ma al tempo stesso mobile e imprevedibile. A salire in cattedra è l'80 biancorosso, che mette in mostra il meglio del suo repertorio con un temperamento da giovane veterano. Al 66' Rui Patricio scalda i guantoni: Gagliardini recupera la sfera e innesca Vignato, che prima supera Aouar e poi appoggia il pallone sulla corsa di Birindelli, bravo a seguire l'azione e a concludere in porta. Il portiere è reattivo e respinge in angolo.
Vignato sugli scudi
Al 73' la Roma ha un'occasione enorme con Lukaku che in area calcia di potenza e scheggia l'incrocio dei pali alla sinistra di Di Gregorio. Sul ribaltamento di fronte il Monza riesce a scardinare la difesa avversaria, con Vignato che si sposta sulla sinistra e chiama verso di sé la pressione dei giallorossi. La sua iniziativa favorisce un'apertura visionaria sulla corsa di Birindelli che calcia in porta ma trova prontissimo Rui Patricio nella respinta.
Rush finale al cardiopalma
Negli ultimi 10 minuti succede di tutto, con occasioni da una parte e dall'altra. È ancora Lukaku a sfiorare il vantaggio per la Roma, con Pablo Marì ad opporsi stoicamente, e di nuovo Vignato per il Monza.
All'82' Dany Mota, spalle alla porta, raccoglie la rimessa laterale di Kyriakopoulos e costringe Diego Llorente all'intervento in tackle, ma sulla seconda palla si avventa con scaltrezza Vignato. Il classe 2004 punta l'area avversaria, esce da un'ottima serpentina e tira in porta, con Mancini che devia in angolo a Rui Patricio praticamente battuto.
All'88' Azmoun colpisce un altro legno, il secondo del match, ma pochi istanti dopo è proprio l'attaccante iraniano a propiziare il vantaggio di El Shaarawy, che sfrutta un rimpallo e scaraventa la sfera in rete con una frustata letale.
"Le chiacchiere le porta via il vento"
Al triplice fischio è 1-0 per la Roma e amaro in bocca per il Monza, che esce dal campo con la consapevolezza di aver messo in difficoltà i giallorossi e tentato il tutto per tutto, cascando in extremis.
Un vero peccato perché, al netto di una conduzione arbitrale rivedibile, la squadra di Palladino non meritava di tornare in Brianza a mani vuote. Lo ha ammesso persino Josè Mourinho, protagonista del consueto teatrino ed espulso nel recupero per gesti canzonatori da Conte Mascetti (di Amici miei) nei confronti della panchina biancorossa.
Talvolta alle dichiarazioni non corrispondono i fatti e il Profeta di Setubal, stupito a fine gara dal Seta-Ball di Samuele Vignato, è un maestro a manipolare la comunicazione, scagliando dal suo arco frecciate lubriche e al veleno. Ma a riportare tutto al grado zero della contesa è un celebre detto di Massimiliano Allegri, abile a sgomberare le polemiche con la sua dialettica multiuso: “le chiacchiere le porta via il vento…e le biciclette i livornesi”.
A tal proposito – piccola parentesi - curiosa è l’analogia fra il successo della Roma sul Monza e quello della Juventus sul Milan: entrambi si materializzano con l’uomo in più, in 10 contro 11, e attraverso un calcio speculare nella forma e nella sostanza. All’Olimpico Mourinho desertifica l’estetica spiumando il gioco a favore esclusivo del risultato; a San Siro Allegri invoca la consueta calma e fraziona una proposta intermittente e accartocciata, seppur efficace e risolutiva.
Non solo: i due allenatori, che trionfano col medesimo risultato, sconfinano in plateali show d’avanguardia nelle rispettive aree tecniche, tra araldiche mimate e capi d’abbigliamento svolazzanti che non passano inosservati.
Da Soriano a Del Piero: questione di stile
"Sono così le storie del calcio: risate e pianti, pene ed esaltazioni" scriveva Osvaldo Soriano…e aveva ragione.
Nulla di nuovo, insomma, ma come insegna un sommo artista del calcio, il Pinturicchio Alessandro Del Piero, "mai raccogliere le provocazioni: è saggezza, non viltà".
E in questo Palladino ha dimostrato signorilità e intelligenza, spostando l'attenzione dalla panchina al campo, analizzando la gara e applaudendo la prova di carattere dei suoi ragazzi.
Dunque, cosa lascia la trasferta di Roma?
La certezza di aver visto una squadra VERA, unita, con grandi valori e qualità. Un gruppo elettrico e arcigno, composto da uomini che combattono con orgoglio per la maglia che indossano.
Ora testa all’Udinese, attesa il 29 ottobre alle 15 tra le mura dell'U-Power Stadium.
Il countdown è già cominciato, perché questa squadra - come sottolinea il presidente del Monza Club Fedelissimi Roberto Gomarasca - ti fa venire voglia che sia già domenica prossima.
Di Andrea Rurali