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“Chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince”. 
Basterebbe tornare indietro di una settimana per comprendere quanto la testa - e quindi la forza delle idee e degli ideali - sia l'arma più grande per innescare l'azione, connettere la reazione e segnare la via. Via che Silvio Berlusconi, con il suo mantra esemplare, aveva tracciato negli anni della sua gloriosa, e irripetibile, avventura biancorossa, portando il Monza al vertice della sua storia con la promozione iridata in Serie A.
Dalla caduta libera col Cagliari alla risalita improvvisa con la Fiorentina: tutto in 8 giorni, densi, intensi, complicati, con le cronache settimanali d'allenamento a incrociarsi con quelle politiche e cittadine. Nessuna intitolazione dello Stadio Brianteo al Presidente Berlusconi, la cui memoria è stata infangata da alcuni esponenti di maggioranza del Consiglio comunale con un sentimento bilioso e pieno d'odio da far tremare la terra. Una triste pagina per la città di Monza e, insieme, un'occasione persa per dare a Cesare quel che è di Cesare riconoscendo i meriti sportivi a colui che ha dato lustro al club fondato nel 1912.
Ma la scossa è arrivata dall'interno, con la squadra a rispondere presente sul campo, in modo impeccabile e dantesco, coniugando il “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” con “L'amor che move il sole e l'altre stelle”. Amore per quei colori, il bianco e il rosso, che hanno dipinto il cielo dell'U-Power Stadium regalando ai tifosi una notte magica, come non accadeva da tanto tempo.

Vittoria stellare sulla Fiorentina dell'ex Raffaele Palladino, l'ultimo allenatore a conquistare 3 punti tra le mura casalinghe brianzole il 16 marzo 2024 (Monza-Cagliari 1-0).
A compiere l'impresa è Salvatore Bocchetti e il suo Monza, rivitalizzato da una prestazione tonante e marziale, ma anche tirata e sofferta, contro un avversario d'alta classifica.

I biancorossi calano prima il Fante, Ciurria, e poi l'Asso, Daniel Maldini, rigorosamente di cuori, come il segno dominante di una squadra capace di riemergere dall'apnea con il coltello fra i denti, di nuovo in prima linea e in nome del suo compianto Presidente.

Una boccata d'ossigeno per l'intero ambiente, con un successo che genera entusiasmo, energia positiva e freschezza mentale, donando un'iniezione di fiducia fondamentale per il prosieguo della stagione. Meno 6 dalla quota salvezza e un cammino ancora in salita: il Monza non molla, combatte fino all’ultimo e resiste, con sacrificio e abnegazione, conquistando una vittoria dagli echi palladiniani e in sintonia con quelle conseguite il primo anno in A.

monza fiorentina 2-1
Fante di cuori, Monza di spade: il bellissimo gol dell'1-0 siglato da Ciurria

Biancorossi in up, Viola in down

In un'intervista pubblicata su SportWeek n° 7 il 15 febbraio 2020, a domanda diretta di Walter Veltroni su quale fosse è il principio fondamentale del suo calcio, Gian Piero Gasperini rispose: “È la squadra. Io vorrei che ogni giocatore si sentisse gratificato, che sentisse che il suo talento e la sua fatica vengono riconosciuti. Il mio compito è amalgamare. È sempre il giocatore in campo che sceglie le soluzioni, non sono io. Io devo creargli sempre il maggior numero possibile di soluzioni da poter scegliere. E poi c'è l'avversario che non sappiamo come si muove, come reagisce. [...] Noi ci alleniamo a giocare contro i moduli e contro gli avversari”.

La squadra al centro di tutto. Perché, regola apicale della Gestalt, “il tutto è più della somma delle singole parti” e alla base del credo di Gasperini c'è l'esigenza, e dunque la necessità, di mettere i giocatori nelle condizioni di performare al meglio e avere a disposizione il maggior numero di soluzioni per incidere. Un'idea che ha alimentato una filosofia e una scuola di pensiero frequentata da molti tecnici della new wave. Tra questi Raffaele Palladino e Salvatore Bocchetti, all'epoca compagni di squadra e di stanza nel Genoa, oggi allenatori in Serie A.

Monza-Fiorentina non è una semplice gara, ma il come back all'U-Power Stadium di un grandi ex, Palladino e Colpani, protagonisti dell'ultimo, straordinario biennio in biancorosso. 
1 punto in 4 match per i toscani, 0 in 5 partite per i brianzoli: il Monday Night mette di fronte due squadre con differenti ambizioni ma alla ricerca di punti e riscatto.

Bocchetti si affida all'1-3-4-2-1, con Turati tra i pali, il terzetto Izzo-Mari-Carboni in difesa, Bondo e Bianco (inserito per il forfait last minute di Birindelli) in mediana, Akpa-Akpro adattato esterno a sinistra e Pedro Pereira a destra, con Caprari e Ciurria a sostegno di Maldini prima punta. 
La Viola si dispone con l'1-4-2-3-1: De Gea in porta a comandare la difesa formata da Dodò, Comuzzo, Ranieri e Gosens, nel mezzo Richardson e Adli, in attacco il tridente di rifinitori Colpani-Gudmundsson-Sottil a sostegno di Kean.

I brianzoli approcciano la gara nel modo corretto, con ordine, equilibrio e aggressività, e una struttura fluida a garantire un'occupazione ottimale degli spazi e marcature a uomo. 
Bocchetti predica attenzione e applicazione estrema dei principi di gioco, schermando gli effettivi della Fiorentina con efficacia. La squadra di Palladino si rende pericolosa, prima con Gudmundsson su calcio d'angolo, poi con le sgasate fulminee di Sottil. È proprio l'esterno offensivo gigliato a trarre in inganno Dionisi nell'episodio del rigore, prontamente revocato grazie alla chiamata del Var e all'OFR. 
Il Monza tiene il campo e con criterio annega le fonti di gioco avversarie, addensando le zone nevralgiche con più pedine in pressione. Bondo sfiora l'1-0 con un tiro dalla distanza che esce di millimetri, poi al 44' ci pensa Ciurria a stappare il match. Azione ragionata dei biancorossi, coi movimenti dei giocatori senza palla a creare lo spazio per la giocata. Per un rifinitore che si abbassa c'è un esterno che si alza, in una incastro perfetto di scalate difensive e sovrapposizioni offensive. Il Fante copre Sottil, Péreira affonda la corsa in profondità, con Izzo a leggere l'iniziativa del portoghese e a servirlo con un lancio lungo. 

Struttura flessibile, inserimenti e verticalità diretta a scavalcare la prima linea di pressione avversaria: tutto è eseguito coi tempi giusti, con Pereira a controllare di tacco e mettere il pallone subito al centro per Maldini. A ripulire l'area è Comuzzo, ma a fiondarsi sulla sfera è Patrick Ciurria che, di prima, lascia esplodere un mancino violentissimo a bucare De Gea. 
Gol strepitoso del Fante, di calcolo rapido ed esecuzione veloce, coordinazione e impatto chirurgico, potenza e angolazione.

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Occupazione degli spazi, struttura flessibile, verticalità diretta a scavalcare la prima linea di pressione: il lancio di Izzo per Pereira nell'azione che porta al vantaggio di Ciurria

Raddoppio Monza, rincorsa Fiorentina

Nella ripresa la Fiorentina aumenta i giri del motore, ma il Monza tiene botta e spegne gli assalti. Bocchetti interviene sul suo 11 e, complice l'infortunio di Pablo Marì (problema all'adduttore), ridispone la squadra con un tradizionale 1-4-4-2, modulo bilanciato e più congeniale per garantire copertura ed estensione in ripartenza. Ciurria si sposta a sinistra come terzino, Martins si piazza a destra davanti a Pablo Mari, con Caprari e Maldini nel tandem d'attacco.

Una mossa tatticamente azzeccata che offusca il gioco della Viola, troppo orizzontale e poco incisivo negli ultimi 16 metri. Al 56' Turati intercetta il tap-in di Beltran e Carboni salva sulla riga di porta, poi Gosens al 60' spara alto sopra la traversa. 

La Fiorentina non pareggia, il Monza raddoppia e lo fa cognizione, intesa, cinismo. Transizione immediata del brianzoli, con Martins cadenzare la ripartenza e sviluppare il gioco a tre con Pereira e Bondo. Ancora una volta è la catena di destra a lavorare con prontezza: il portoghese combina con il francese e pennella un cross in area per la stoccata di Maldini, abile a chiudere sul secondo palo e anticipare Adli.

Un'azione che sintetizza il codice Gasperini, secondo cui “è fondamentale conoscere i tempi e gli spazi, più delle capacità tecniche”. 

Sotto di due gol la Fiorentina non si arrende e al 74' accorcia le distanze grazie a un rigore molto discutibile concesso da Dionisi (la cui direzione arbitrale è da matita rossa) e trasformato da Beltran. Nell'ultimo atto di gara i brianzoli falliscono la frecciata del 3-1 con Maldini e Djuric, mentre i Viola che non riescono a costruire occasioni pulite per pareggiare i conti. La squadra di Palladino fatica a trovare organizzazione e geometria, mescolando una proposta sfibrata e tentennante, poco lucida negli ultimi 16 metri e depotenziata in fase offensiva.

Al 95' il risultato non cambia: Monza-Fiorentina termina 2-1

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Gioco a tre Martins-Bondo-Pereira, ampiezza e finalizzazione: l'assist del 13 biancorosso per il gol del 2-0 di Maldini

Monza, al servizio di sua Maestà (Teodolinda)

Nel bacino di citazioni provenienti da Ian Fleming e dalla saga cinematografica di 007, c'è una frase di James Bond in Zona Pericolo (interpretato da Timothy Dalton) che rimbomba nell'etere biancorosso come una sorta di invito, o addirittura suggerimento, a vivere il presente in modo accessibile: “Non pensare, lascia che accada”.

E se è vero che, come insegna Cesare Pavese, “è necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno” per poi risalire, è altrettanto vero che il Monza, nel suo inferno, non ci vuole stare e si affida al fare per agguantare quella meta che, ad oggi, è un po' meno lontana. No Time To Die. Tradotto: non è tempo di morire, ma è tempo di restare sul pezzo e crederci.

Come scriveva l'autore francese Lucien Arréat: "il coraggio è una moneta d'argento, il sangue freddo una moneta d'oro. 
L'oro di Napoli (1954, regia di Vittorio De Sica) riaffiora in Brianza, rispolverato da Salvatore Bocchetti dopo i due anni di risorgimento palladiniano e un intermezzo, sotto un'altra gestione (Nesta), senza vittorie in casa.

Nella notte dell'U-Power Stadium, il Monza fa viola la Fiorentina con la moneta del coraggio e l'argento vivo nel corpo, con silenzio dorato e una concretezza glaciale a sfidare le gelide temperature. Le parole diventano materia e abbracciano i fatti, con quello spirito di squadra, unito alla fame e alla cattiveria agonistica, al piglio temerario e alla voglia di non mollare, a fare la differenza in ogni aspetto: sulla cifra tecnica e la dimensione tattica, sull'avversario e il piano gara, sul periodo complicato e la negatività del momento.

Primi tre punti stand alone per Bocchetti, seconda vittoria stagionale e 13 lunghezze in classifica: il Monza non abbandona l'ultimo posto ma firma il colpo della svolta, tanto bramato e spesso rimandato nell'arco del campionato. 

E ora? Il percorso resta complesso, ma non impossibile, col trionfo sulla Fiorentina a riaccendere le speranze e moltiplicare la carica nelle prossime gare. Con atteggiamento centrato e rinnovata mentalità, base solida e comunione d'intenti, identità di ferro e audacia di fuoco. Con la capacità di non subire gli eventi ma determinarli, leggendo le situazioni e sfruttando al massimo le occasioni, consapevoli del fatto che, come dicevano i latini, “la pazienza è la virtù dei forti” e "il destino favorisce chi osa".

Calma, vitalità pulsante, attributi e quell'istinto “animale” invocato da Bocchetti: il dado è tratto, la rotta tracciata. 
18 partite e un solo obiettivo, da coltivare step by step, lottando su ogni palla e battagliando fino all'ultimo respiro. 

A cura di Andrea Rurali