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Monza-Bologna 1-2, seconda sconfitta interna della stagione per i brianzoli
Lucumi e Mota in azione - Credit foto : E - Mage Studio

“Se non puoi vincere, assicurati di non perdere”.

L'adagio di Johan Cruijff, oracolo sempiterno del calcio, mette in luce un aspetto significato nell'economia delle partite e nell'entità di ogni squadra: la consapevolezza, ovvero la presa di coscienza nel leggere i momenti della gara ed affrontarli con qualità. E per qualità si intende la capacità di preservare un legame fra testa e gambe, perché “il calcio è fatto di cervello, non solo di tecnica” come evidenzia Roberto Mancini.

Alla terza apparizione tra le mura amiche dell'U-Power Stadium, il Monza cade di nuovo e perde contro il Bologna.
Domenica a metà per i brianzoli, prestazione intermittente e un risultato che, per quanto severo, rispecchia l'andamento del match e superiorità degli emiliani. Italiano batte Nesta e ottiene la prima vittoria stagionale in campionato sulla panchina rossoblù: Freuler inventa, Urbanski e Castro fanno esplodere il loro talento e mettono la griffe sul match. 
Per il Monza, al contrario, è un passo falso dopo due pareggi consecutivi (qui l'editoriale di Paolo Corbetta) e un crollo radicale che si consuma tra il primo e il secondo tempo e assottiglia le certezze, con una difesa in sofferenza e Turati chiamato in causa ripetutamente. Tra le note più positive c'è l'exploit di Bianco, con una prova maiuscola al debutto da titolare in maglia brianzola.

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Alessandro Bianco, MVP del Monza nella gara contro il Bologna

Bologna a tutto gas, Monza a intermittenza

Complice l'esordio di Champions con lo Shakhtar, Italiano opta per il turnover e si affida all'1-4-3-3, mescolando l'imprevedibilità dei giovani all'esperienza dei veterani come Remo Freuler, geometra del centrocampo e metodista più ispirato della stanza rossoblù.
Nesta risponde con il suo sistema di default, l'1-3-4-2-1, rinunciando alla fisicità di Bondo nel mezzo per affidarsi alla visione e gli inserimenti di Bianco. L'impatto dell'ex Fiorentina sulla gara è sorprendente: educazione tecnica e interdizione, confidenza col pallone in spazi ridotti e elevata personalità, caratteristiche assimilabili al primo Barella di Cagliari.

Partenza sprint dei brianzoli, gioco triangolare e nello stretto, palleggio e verticalità, Maldini “in the middle” a spaccare le linee con incursioni pungenti. 

Italiano ordina il pressing di contrapposizione per trovare l'intreccio col modulo del Monza e stabilendo di conseguenza le migliori scalate in base all'altezza e alle skills dei giocatori. Aebischer e Urbanski si abbinano a Pessina e Bianco, con Freuler sciolto dalla marcatura dei mediani opposti e in ripiego sulla sotto punta di sinistra del Monza, dapprima Mota e poi, con lo switch di posizione, Maldini. Lo svizzero “gioca senza guardare il pallone”, esattamente come disse l'allenatore Gyula Lelovics di Giacomo Bulgarelli, l'onorevole Giacomino, colonna sacra del Bologna che giocava come si gioca in Paradiso (Claudio Colombo su Tuttosport). Per Italiano è Freuler l'elemento di raccordo della squadra, l'uomo libero e di riferimento per i compagni, sia nella trasmissione diretta sia nello scarico. 

Il canovaccio tattico è definito, con gli esterni felsinei a lavorare in combo, De Silvestri bloccato e Lykogiannis svincolato. 
Al primo squillo di Pedro Pereira, con Ravaglia reattivo sul colpo di testa da corner del laterale portoghese, risponde subito Urbanski che, sempre di testa, al 24' sfrutta lo stacco a vuoto di A. Carboni fulminando Turati sul secondo palo. Vantaggio confezionato con pazienza dalla squadra di Italiano, col greco a sfornare un assist al bacio per l'attacco all'area di rigore del polacco.

Con lo 0-1 in tasca, il Bologna accetta di concedere la replica del Monza che, contestualmente, muove la palla con costanti cambi di fronte e una maggior predisposizione a attaccare sul versante sinistro. Come di consueto, Maldini è il perno dello scacchiere brianzolo, pronto a converge al centro per portare via l'uomo e strappare in avanti. Bianco si accende e va al tiro in area, col pallone a scorrere di poco fuori sul palo sinistro di Ravaglia. Pessina & Co. cercano il pareggio, coi rossoblù ad azionare il gioco in ripartenza. Una strategia che frutta due occasioni in contropiede non capitalizzate a dovere, prima con Castro, poi con Ndoye.

La dura legge del gol si consuma al 43’ quando il Monza trova l'1-1 grazia a un'azione da manuale, riprodotta con tempismo e velocità. Dal fraseggio basso al diagonale di Pereira per Mota: l'attaccante portoghese scende a ricevere a centrocampo e con la coda dell'occhio capta la corsa nello spazio di Pessina e lo serve con un lancio antologico di prima. Il capitano del Monza addomestica la sfera e serve Maldini, che rientra sul piede debole e lascia partire un sinistro insidioso. Ravaglia si distende ma non trattiene favorendo il tapin di Djuric sulla sua respinta. Il bosniaco è tempestivo a ribadire in rete e firmare il pari.

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Il lancio illuminante di Mota per la corsa nello spazio di Pessina nell'azione del pareggio di Djuric - Foto: DAZN

Monza calante, Bologna all'assalto

“Prima di tirare in porta, immagina di dover spaccare delle catene”. Dalle parole di Daniele De Rossi, esonerato a sorpresa dalla Roma la scorsa settimana, emerge il senso di prefigurazione un'azione, che è pensiero veloce ed esecuzione razionate, un atto di mestiere che Osvaldo Soriano sintetizza in “dubbio costante e decisione rapida”. Un'espressione riduzionistica e olistica al tempo stesso, che guarda non solo al singolo gesto degli atleti ma anche alla somma delle giocate individuali che, a livello macro, compongono il calcio.

Mirare lo specchio della porta e liberare la potenza nel tiro: è questa l'essenza della gara dell'U-Power Stadium, il differenziale attivo fra le due squadre, la voglia di determinare da parte del Bologna con l'intento di determinare e far male al Monza.
Assetto corto e bilanciato, reattività immediata al recupero palla, pressione dei singoli a uomo e pressing corale, riaggressione alta e frequenza nell'interscambio di posizioni dei tre centrocampisti, transizioni offensive mirate a trovare la verticalità istantanea sulle seconde palle, ripiegamento compatto in fase di non possesso: principi chiari che alimentano l'idea di gioco di Italiano, lo spessore di un calcio basato sull'equilibrio, l'identità e una mentalità dominante, cannibal ball di evocazione kloppista e tanta dirompenza. 
Una dimensione che, a conti fatti, diventa vincente nella formula e nell'interpretazione, coi rossoblù a razionalizzare le energie e a pungere nello spazio giusto al momento giusto. 

Nella ripresa il Bologna aumenta ritmo e intensità, costruisce diverse occasioni e citofona con frequenza alla porta di Turati, alzando in baricentro con reparti a contatto e coordinati.

Negli ultimi 20 minuti Nesta prova a cambiare uomini e inerzia: dentro Forson e Caprari per Mota e Maldini, una doppia sostituzione che ridisegna il segmento di rifinitura alle spalle di Djuric. Mosse che, purtroppo, non sortiscono gli effetti desiderati e tolgono fisicità e inventiva sulla trequarti, con il 10 biancorosso e il giovane britannico che faticano a trovare il grip adatto col match. Un impatto poco proficuo che incide sul momento cruciale della gara, col Bologna a rompere lo stallo del risultato. Nello sviluppo sulla desta Forson non legge la sovrapposizione di Pedro Pereira e si intestardisce nel dribbling, finendo per perdere il duello one to one con Lucumi. Il difensore rossoblù recupera la palla e la trasmette a Freuler, che viaggia in conduzione frontale nell'half space tra Pessina e Bianco - che non escono sull'uomo ma indietreggiano - e buca la linea opposta disegnando un tracciante pulito per Castro. Spalle alla porta l'argentino coglie l'attimo, intuisce la marcatura allentata di Pablo Marì, direziona il controllo e scaglia un destro terra aria che si insacca alle spalle di Turati. Istinto, pensiero e feeling: un guizzo in un fazzoletto di terra, quel metro e mezzo che il difensore del Monza lascia scoperto e diventa fatale. 
Il Bologna trova l'incastro perfetto e grazie alla perla di Castro espugna il campo di Monza, con il Toto che esulta sotto la sua curva e davanti a quel maxi schermo illuminato dall'immagine di Totò Schillaci, ricordato solennemente a inizio gara con un minuto di silenzio. Golazo di puro intuito per il classe 2004, argentino con l'argento vivo in corpo, garra ed esplosività alla Lautaro Martinez, animo latino e spirito charruista. Un piccolo capolavoro che avrebbe entusiasmato persino Pier Paolo Pasolini, intellettuale e tifoso del Bologna che amava associare i gol alla poesia: “Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità”.

Nel finale il tecnico biancorosso ritocca il modulo e passa all'1-4-2-3-1, con Bondo a rilevare Izzo e prendere posto in mediana accanto a Bianco. Il conseguente avanzamento di Pessina sotto punta, nel tridente di rifinitura dietro Maric, risulta troppo tardivo e non modifica il copione dell'incontro. 

Al triplice fischio Monza-Bologna termina 1-2.

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Il tracciante verticale di Freuler per Castro nell'azione dell'1-2 del Bologna - Foto: DAZN

Passo falso, sconfitta meritata

A.A.A. cercasi disperatamente 3 punti. All'U-Power Stadium il Monza incassa la seconda sconfitta stagionale e allunga la striscia negativa di 15 partite senza vittoria. Quasi un girone, considerate le gare a cavallo fra i due campionati e l'ultimo trionfo che risale a Monza-Cagliari 1-0 dello scorso marzo. Numeri che testimoniano una difficoltà ormai cronica dei brianzoli di conquistare il bottino pieno, con risultati che non sempre rendono giustizia alle prestazioni.
Le vittorie sfumate all'ultimo contro Fiorentina e Inter sembravano aver dato un'iniezione di fiducia al team di Nesta, azzannato nel suo up da un Bologna affamato e volitivo (Lucio Dallo lo diceva e cantava: Attenti al lupo!), capace di trovare la zampata e minare le certezze avversarie.

Possesso palla come arma per definire l’identità di gioco, coraggio nella gestione della sfera, qualità tecnico-tattiche nel riconoscere le situazioni e attaccare, compattezza e solidità tra i reparti, ampiezza e verticalità: principi fondamentali che compongono l’idea di Alessandro Nesta, il corpus di un gioco di sostanza, chiaro e insieme sostenibile. 
Un master plan che c'è ed è in atto, si sta insediando nel gruppo ma non è ancora completo. Nelle 5 gare disputate finora il Monza ha dato sempre la sensazione di potersela giocare con tutti, seppur raccogliendo meno di quanto seminato. O meglio, arrivando sul più bello senza riuscire a concretizzare. I gol incassati nel finali di tempo sono indice di un problema mentale da risolvere, lavorando sulle soglie d'attenzione per eliminare i cali di concentrazione. 
Non solo: la maggior difficoltà della squadra è quella di mantenere una certa continuità nell'arco dei 90 minuti, uscendo e rientrando dal match più volte, un'intermittenza che incide sull'atteggiamento e la volontà di esprimere il gioco nella sua completezza. Impostazione dal basso, palleggio ordinato, combinazioni studiate e trame efficaci: il Monza svolge costruzione e sviluppo con criterio, ma fatica a sostenere la rifinitura, peccando spesso nell'ultima scelta e nel passaggio a bucare la densità avversaria, a ricavare lo spazio per concludere e creare con regolarità occasioni da gol. 
Statistiche alla mano, i brianzoli hanno tirato in porta soltanto 11 volte dall'inizio del campionato, segnando 4 reti. Dati che posizionano il Monza all'ultimo posto di questa speciale classifica e al terz'ultimo posto nella graduatoria generale.

Perché, come diceva Boskov: "chi non tira in porta non segna”. Una verità inconfutabile con cui la squadra di Nesta dovrà fare i conti, migliorando non solo la media realizzativa ma il gioco nella sua totalità, abbinando una fase offensiva più decisa a una fase difensiva già solida e correggendo gli errori.
Sulla tabella di marcia del Monza ci sono due impegni ravvicinati: sedicesimi di Coppa Italia col Brescia e trasferta al Maradona in campionato contro il Napoli. Giovedì per sperimentare nuove soluzioni e irrobustire i due moduli (con difesa a 3 o difesa a 4), domenica per provare a sovvertire il pronostico proprio come contro l'Inter. Una settimana possibile-impossibile in cui sarà fondamentale superare il turno di Coppa per volare in terra campana con morale positivo. Barra dritta e fiducia. Sempre.

A cura di Andrea Rurali