Monza solido, gioco efficace: focus sul pareggio in trasferta contro la Fiorentina (2-2)
I biancorossi sfiorano l'impresa al Franchi contro la Fiorentina dell'ex Palladino. Partita serrata, spirito di squadra. Nel recupero Gosens fissa il risultato sul 2-2. L'analisi del match.
“Il nostro gioco non è formato da una successione di giocate, ma da una stocastica successione di spazi di fase”.
Paco Seirul·lo, direttore metodologico del Barcellona e tra i grandi pensatori del gioco contemporaneo, nel corso della sua carriera ha indagato la complessità del calcio arrivando a a teorizzare gli spazi di fase e il metodo strutturato. Approccio, apprendimento e comportamento: concetti su cui si basa la dottrina del Guru de La Masia, “fedelissimo” di Johan Cruijff e uno dei maestri di Pep Guardiola, e che mettono al centro di tutto le individualità dei giocatori partendo dalla connessione con l’ambiente. Secondo Seirul-lo è essenziale accettare le variabili e la non linearità delle cose, considerando che le situazioni mutano in base a leggi probabilistiche e non deterministiche. Il calcio, quindi, è una successione stocastica di spazi di fase, in cui è possibile identificare le informazioni più rivelanti all'interno di una particolare situazione anticipando gli scenari più verificabili e, di conseguenza, stabilendo la condotta preferenziale di ogni singolo attore all'interno del sistema.
Prevedere le situazioni e riconoscere il gioco: è questa una delle grandi mission del movimento calcistico odierno, una dispensa che tocca le sfere interdipendenti della tecnica e della tattica e aiuta un calciatore a eseguire una scelta all’interno di un contesto di scelte.
“In allenamento bisogna dedicare tra l’80 e l’85% del tempo al gioco in spazi piccoli e così facendo, quello in spazi grandi diventa molto più facile".
Allenarsi nel piccolo per giocare nel grande, fronteggiando le difficoltà dello stretto per trarne vantaggio nella manovra su larga scala, stringere il campo per poi aprirlo, pensare e poi agire.
Tracce di un modus operandi che il Monza ha mostrato sul rettangolo verde dell'Artemio Franchi, mettendo in difficoltà la Fiorentina in diverse circostanze.
Il “Faccia a faccia” (western del 1967, regia di Sergio Sollima) fra Nesta e Palladino, ex di turno a sfidare il suo recente passato, finisce in parità e assegna un punto a testa alle due squadre.
Una gara serrata che passa - tanto per rimanere in ambito cinematografico - attraverso un sibillino Sliding Doors, con quel palo di Maldini che poteva mandare i brianzoli sullo 0-3 e invece tiene a galla i Viola consegnando a Kean, qualche istante dopo, il pallone dell'1-2.
Argento vivo Monza: verticalità e attacco alla porta
Stessi moduli, codifiche di gioco differenti.
Nesta e Palladino si affrontano a specchio con i loro asset feticci, l'1-3-4-2-1, e una diversa interpretazione delle due fasi, in particolare nella zona mediana.
Il Monza mantiene i due interni simmetrici a supporto del terzetto difensivo durante la costruzione, con l'intermedio di destra, Bondo, ad affondare la corsa in asse o in diagonale per riempire lo spazio svuotato da Daniel Maldini, elemento chiave dello scacchiere biancorosso, sempre nel cuore della manovra e pronto ad abbassarsi per raccordare il gioco e lavorare tra le linee. La Fiorentina, invece, coinvolge i due centrocampisti a partire dal basso, con uno dei due a scendere sul segmento difensivo, Cataldi in appoggio di Comuozzo, per avviare la salida lavolpiana.
La squadra di Nesta prende subito le misure agli avversari con marcature a uomo stringenti e razionalizza la manovra, individuando con intelligenza le zone in cui addensare gli effetti per attirare i rivali, fraseggio fluido e terzo uomo a rimorchio, Djuric riferimento avanzato per le sponde e lo smistamento.
I biancorossi consolidano il possesso con una circolazione paziente e un gioco a fisarmonica, dall'alto al basso, da destra a sinistra, per ricavare corridoi interni, gli half spaces, e creare superiorità numerica. Perché, come sottolinea il vice allenatore di Pep Guardiola al Manchester City, Juan Manuel Lillo:"Il gioco consiste nel generare supremazia alle spalle delle singole linee di pressione avversaria.
Esattamente ciò che chiede Nesta ai suoi effettivi, presidiando il terreno di nessuno e disegnando traiettorie nitide per gli attaccanti. Al 18' il match si sblocca. Bondo pesca in diagonale Maldini mettendo il pallone fra Mandragora e Cataldi, il controllo orientato del 14 biancorosso consente di eludere l'intervento di Ranieri e spalancare una prateria a destra per l'ascesa di Pedro Pereira.
Cross basso sul primo palo del portoghese e tocco vincente di Djuric: il Monza passa in vantaggio con un'azione orchestrata brillantemente.
Tagliare le catene avversarie, tagliare all'interno: il raddoppio del Monza
Doccia gelata per i toscani, che accusano il colpo, con lo spettro della paura a insidiarsi sottopelle. Al 32' i brianzoli raddoppiano con un'altra azione da manuale, preparata dal basso a sinistra con un dialogo rapido fra quinto e mezza punta. Il dai e vai fra Kyriakopoulos e Caprari taglia la linea fiorentina e favorisce la corsa slanciata del greco, che strappa internamente e serve Maldini, mentre Bondo e Pereira assicurano ampiezza sulle fasce.
Stop orientato, tocco di preparazione e conclusione in porta: il classe 2001 lascia partire un destro chirurgico dalla distanza che insacca nell'angolino alle spalle di Terracciano. 0-2 biancorosso e partita quasi in ghiaccio, con una Fiorentina troppo compassata e in affanno.
Al 41' il Monza prova a calare il tris con il solito Maldini, il più attivo della squadra di Nesta, che chiude un triangolo straordinario con Djuric e tira in porta. Provvidenziale è l'intervento del numero 1 viola che devia il pallone sul palo e salva la Fiorentina.
La sentenza del “gol sbagliato, gol subito” si materializza poco dopo, con la zampata di Kean su calcio d'angolo ad accorciare le distanze e a rimettere tutto in discussione.
Forcing viola, Monza in ripiego
Nella ripresa il copione del match cambia drasticamente, con la Fiorentina ad accendere il pressing e l'aggressività e il Monza rintanato nella sua metà campo. La squadra di Nesta si abbassa troppo e fatica a riallestire un possesso sicuro, complice il forcing viola che toglie ragionamento ed energie.
Palladino inserisce Kouame per Beltran e Ikone per Colpani, (altro ex di giornata) per dare più brio alla manovra e forzare gli uno contro uno, portando gli esterni e le sotto punte a intensificare l'intesa. Gioco laterale con l'ausilio dei mediani e palla in the box alla ricerca del pareggio: i gigliati faticano a confezionare occasioni limpide e non scovano varchi per pungere i brianzoli, con Pablo Marì monumentale nell'annullare Kean e Turati decisivo con una super parata sulla riga di porta. Nesta richiama in panchina il terzetto offensivo e butta nella mischia Gagliardini, Petagna e Vignato, con Pessina spostato sulla trequarti e l'ex Inter a comporre una mediana fisica insieme a Bondo.
La Fiorentina spinge, il Monza arranca allegando tutti gli effettivi sotto palla a protezione dell'area, con il solo Petagna - confusionario e poco presente - vertice alto. Dopo 50 minuti di difesa estrema, il castello brianzolo cade e i Viola, in piena zona Cesarini, firmano il definitivo 2-2 grazie all'incornata di Gosens su corner.
Punto guadagnato, due punti persi
Il Monza torna a casa da Firenze con un pareggio prezioso, ma con tanto rammarico per l'impresa sfumata nel recupero e due gol incassati su calci piazzati a una manciata di secondi dall'intervallo e dal triplice fischio.
Un risultato che rispecchia l'andamento del match, governato un tempo per parte, il primo ad appannaggio dei biancorossi, il secondo di inerzia Viola.
Nesta semina, il Monza raccoglie e lo fa esprimendo la propria dimensione tecnico-tattica nei 45 minuti iniziali, dove la fase di non possesso conferisce compattezza ed equilibrio - con una pressione individuale a uomo e una coesione fra i reparti - e le coordinate del possesso trovano riscontro nell'occupazione degli spazi e nel gioco associativo, scandito da movimenti senza palla e dal timing d'azione, verticalità e sviluppo a rompere le linee nemiche, ampiezza e variazioni d'attacco a completare la finalizzazione. L'idea dell'allenatore biancorosso è basata su un transit fondamentale: organizzare la manovra con intelligenza e sorprendere gli avversari con combinazioni rapide, terzo uomo mobile e una trasmissione di palla pulita in avanti.
Al Franchi i brianzoli si esprimono con qualità nel primo atto di gara, operando con ordine ed efficacia, poi nel secondo arretrano notevolmente il baricentro lasciando il comando alla Fiorentina e rinunciando a programmare il ciclo offensivo.
Una partita che fornisce segnali positivi, dalla solidità difensiva alla qualità degli attacchi, e suggerisce i correttivi da apportare per garantire una continuità di rendimento e una miglior amministrazione di gioco e risultati.
Punto guadagnato o due punti persi? Sia l'uno che l'altro.
Un punto d'oro che zittisce le continue - e gratuite - critiche nei confronti di mister e squadra (ne parla Paolo Corbetta nel suo editoriale).
Non è dello stesso avviso Nesta, che nel post-partita rimprovera se stesso per la chance sprecata e il mancato successo a testimonianza di quanto la sua voglia di vincere sia fondamentale per restituire alla squadra una mentalità ambiziosa.
Mentalità che deve crescere di pari passo con la condizione e gli automatismi, il coraggio e la gestione della gara, l'atteggiamento e la tenuta collettiva, assecondando le istanze dell'allenatore e mantenendo più a lungo la sfera per manipolare le due fasi.
Perché, Cruijff docet: “senza possesso palla, non si vince".
Il Monza chiude le due trasferte in Toscana senza sconfitte e conquista il suo secondo punto stagionale, riscattando in parte il KO interno contro il Genoa e guardando con fiducia al prosieguo del campionato (compreso il mercato degli svincolati). Dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali, domenica 15 settembre alle 20.45 all’U-Power Stadium arriva l'Inter di Simone Inzaghi. Una partita complicatissima per i brianzoli, che dovranno prepararsi al meglio, con determinazione ed entusiasmo, per tentare di compiere una missione sulla carta impossibile.
A cura di Andrea Rurali