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Secondo Hq Monza, la stima di 589 milioni di euro comunicata da Milano sarebbe eccessiva, e l'associazione ha suggerito che la variante Lincoln del tracciato di Cinisello, rispetto alla precedente fermata Matteotti, avrebbe contribuito significativamente all'aumento dei costi, con una loro stima di circa 250 milioni di euro aggiuntivi.

La risposta del sindaco Ghilardi

Il sindaco Ghilardi ha prontamente smentito queste affermazioni, chiarendo che la fermata Lincoln non rappresenta un costo aggiuntivo rispetto al budget già stanziato. "Questa è un'inesattezza", ha dichiarato Ghilardi. "In realtà la fermata Lincoln è stata determinata nel 2018, durante il mio primo mandato. Quindi il suo costo è compreso in quel miliardo e 296 milioni di euro di finanziamenti già stanziati".

Ghilardi ha spiegato che la decisione di spostare la fermata da Matteotti a Lincoln è stata presa per avvicinare la metropolitana al centro cittadino, ritenendo che le fermate originariamente previste per Cinisello si limitassero a lambire la SS36 senza offrire un servizio realmente utile alla cittadinanza.

Le ragioni della modifica al tracciato

Un ulteriore motivo che ha portato alla variante Lincoln è stato il blocco di un progetto urbanistico previsto nell'area dell'ex ovocultura nei pressi di Matteotti, fermato da una sentenza del tribunale. Questa circostanza ha rappresentato un'altra valida ragione per richiedere e ottenere la modifica al progetto iniziale.

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Il sindaco ha sottolineato come la proposta di spostamento sia stata accolta perché valutata più favorevole in termini di rapporto costi/benefici rispetto alla fermata Matteotti, permettendo di intercettare un bacino di utenza molto più ampio. "Ogni Comune ha fatto le sue richieste in merito a dove localizzare le fermate. Matteotti era una fermata che non determinava un costo/beneficio idoneo per garantire l'opera", ha precisato Ghilardi.

I veri extracosti dell'infrastruttura

Riguardo alle voci aggiuntive di spesa emerse finora sui costi complessivi dell'infrastruttura, il sindaco ha chiarito che queste sono principalmente localizzate sul territorio di Monza. Tra queste, ha citato la necessità di spostare quattro pozzi per l'acqua potabile, la realizzazione di tetti verdi sul deposito treni del Casignolo, e una seconda compensazione ambientale che prevede la sistemazione di un'area di 3,7 ettari per renderla adatta a orti urbani.

La collaborazione tra i comuni coinvolti

Nonostante le controversie sui costi, Ghilardi ha ribadito come tutti i comuni coinvolti siano concordi nel volere che la metropolitana M5 arrivi fino a Monza. Questo conferma quanto già affermato dal sindaco di Monza Paolo Pilotto, che ha più volte sottolineato come il dialogo tra i sindaci dei quattro comuni coinvolti sia sempre stato caratterizzato da uno spirito collaborativo.

"La volontà di carattere istituzionale è di proseguire verso Monza e non procedere per lotti", ha concluso Ghilardi, "questo perché abbiamo deciso di non muoverci in modo autoreferenziale ma in un'ottica più ampia che tenga conto delle esigenze di tutte le amministrazioni".

Proprio per questo motivo, i quattro primi cittadini, insieme all'assessora alle Infrastrutture di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi, hanno deciso di presentarsi uniti a Roma per un colloquio con il governo. L'obiettivo è presentare un elaborato avanzato che includa progetto e costi dettagliati (al momento non ancora disponibili), con la volontà di comprendere fino a che punto lo Stato potrà garantire la copertura finanziaria dell'opera.