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Nel libro “Fútbol: El Juego Infinito”, Jorge Valdano sottolinea l’esistenza di tre tipi di velocità: quella fisica, ossia la mobilità e lo spostamento in campo; quella mentale, del pensiero e delle scelte ad anticipare il tocco della sfera; e infine quella tecnica, codificata nella precisione.

Il calcio di Palladino rispecchia fedelmente le teorie del filosofo del fùtbol, ex attaccante argentino del Real Madrid e campione del mondo con l’Albiceleste nell’86 in Messico. 

Il fattore “velocità”, di cui Monza è tempio universale grazie all’Autodromo, è l’emblema del Monza attuale, una squadra che fa correre la palla e in cui tutti i giocatori si muovono in sintonia. Perché come diceva, giustamente, il "Divin Codino" Roberto Baggio: “è sempre meglio far correre la palla. La palla non suda”.

Andrea Colpani

Al debutto in campionato all’U-Power Stadium il team brianzolo riscatta la sconfitta del Meazza con una prestazione carismatica e mercuriale, ricca di spunti, occasioni e conclusioni dalla distanza che destano più di un pericolo alla squadra di Zanetti. 
90 minuti di spessore, condotti con pazienza e intelligenza dai biancorossi, in cui emergono la coralità ritrovata e uno spirito proattivo, con un ottimo Gagliardini, padrone della mediana, un super Ciurria a sverniciare sulla fascia come una Ferrari, e un Colpani “on fire”, autore di una doppietta (la prima in Serie A) e “centro di gravità permanente” del nuovo Monza. Senza dimenticare il protettore dei pali Michele Di Gregorio, determinante a mantenere la porta inviolata (con parate reattive e puntuali) e a mettere una pezza su alcune defezioni difensive che avrebbero potuto riaprire – e magari complicare - la gara.  

Il colpo di tacco di Caldirola che chiude il triangolo e spalanca la strada per l'inserimento di Ciurria

La catena di sinistra

La vittoria del Monza sull’Empoli nasce da un’intuizione di Raffaele Palladino, un piccolo-grande accorgimento tattico che si rivela decisivo nell’economia del match.
Il tecnico di Mugnano di Napoli pesca dal suo mazzo di carte il Fante di cuori, Patrick Ciurria, e lo sposta a sinistra, nella corsia del suo piede di richiamo, a ricomporre una catena tutta mancina con Caldirola braccetto basso, pronto a sganciarsi e sovrapporsi al compagno. Una scelta, quella di Ciurria, che dà maggiori garanzie e affidabilità a Palladino rispetto a Kyriakopoulos, ancora in adattamento al sistema del Monza.

Al 24’ i due si trovano a meraviglia, col difensore brianzolo che si allarga sulla fascia e chiude il triangolo all’84 biancorosso, tempestivo a vedere l’inserimento di Colpani che, dopo i buoni segnali di San Siro, si conferma il vero ago della bilancia dello scacchiere di Palladino. 
Un’azione che, seppur non capitalizzata, mette in evidenza un aspetto importante: l’affondo dell’esterno che ridimensiona il taglio di un incursore nell’area di rigore, non da quinto a quinto come accadeva lo scorso anno con Carlos Augusto e Ciurria, ma da quinto a terzo, col Fante a suggerire e il Flaco a raccogliere. È proprio quest’ultimo a diventare un abile percussore d’attacco in fase di possesso e primo difensore in situazione di ripiego, marcando a uomo il play avversario o il potenziale costruttore di gioco. Al 42’ si nota benissimo la diagonale di Colpani, che segue il movimento di Marin su verticalizzazione di Ebuehi e lo spinge al disarmo a pochi metri dal fallo laterale. L’attacco dell’Empoli viene annullato e i biancorossi possono riprogrammare la manovra. 

La diagonale difensiva di Andrea Colpani (in alto a destra)

Il lancio di Pablo Marì e il vantaggio di Colpani

Due minuti più tardi il Monza passa in vantaggio. Izzo recupera la sfera e appoggia a Birindelli che viene anticipato da una deviazione del laterale toscano. Sulla rimessa in gioco, la manovra riparte dal basso e Pablo Marì, ultimo tassello della retroguardia, premia la corsa del 19 biancorosso con un lancio calibrato a diversificare la solita circolazione palla a terra. Un’apertura che genera il vantaggio di Colpani, abile a lavorare il deposito di Birindelli e a lasciar esplodere un missile devastante che si insacca alle spalle di Perisan.

La sciabolata di Pablo Marì sulla corsa di Birindelli nell’azione del vantaggio di Colpani

L'apertura di Gagliardini per Ciurria 

Nel secondo tempo arriva il raddoppio del Monza con uno sviluppo analogo a quello del primo gol. Questa volta è Gagliardini a cambiare gioco per l’avanzata di Ciurria, che in fase di possesso diventa quasi un attaccante aggiunto accanto a Caprari, con Birindelli più arretrato sull’out opposto per bilanciare il reparto intermedio. È il 53 minuto quando il Fante confeziona il cross morbido per l’imbucata del Flaco di spade, che di testa piega le mani all’estremo difensore azzurro. 2-0 per il Monza, il “Colpa…ccio” (come il titolo di un film del 1976 di Bruno Paolinelli) è compiuto.

La sventolata di Gagliardini per Ciurria nell’azione del raddoppio di Colpani

Movimenti, occupazione degli spazi e pressing

Al netto di qualche leggerezza dal basso nel terzo atto di gara e occasioni sciupate per mancanza di cinismo, il Monza trionfa meritatamente esibendo un calcio cosmetico ed efficace, non solo bello da vedere ma anche pungente, a cadenza sostenuta ed equilibrato.

Tempo, spazio e ritmo: nell’evoluzione del futbol non è l’ideologia ad essere cambiata, ma la ricerca costante di soluzioni alternative, come l’interpretazione dei ruoli unita al dinamismo. Con l’aggiunta di due principi che esemplificano al meglio il concetto: la rapidità d’esecuzione e l’imprevedibilità.

Volume di gioco votato all’ampiezza, occupazione mirata degli spazi, torchiatura monolitica, un appoggio tra le linee a regolare l’assetto, triangolazioni svelte e attacco della profondità: Raffaele Palladino riproduce una sorta di calcio totale all’olandese, studiato e applicato, di alta scuola, che assorbe i crismi copernicani di Rinus Michels per ripresentarli in veste aggiornata. Un calcio fondativo e diligente, basato sulla pressione a tutto campo promossa da Radice e l’intensità dell’Atalanta di Gasperini.

L’arcobaleno sopra la tribuna Est visto dalla Curva Pieri

Il Monza si fa portatore di questa dottrina, certificando quanto la squadra biancorossa sia centrata sul proprio obiettivo e i giocatori vadano oltre i moduli predefiniti. Una proposta articolata che unisce qualità e quantità, togliendo riferimenti agli avversari con rotazioni specifiche a massimizzare la copertura del campo. Lo scopo è quello di controllare gli opposti e mandarli in burnout attraverso un cortocircuito fisico e psicologico che rievoca il meccanismo del “contropressing”; strategia seminale anticipata dall’Olanda del ’70, poi ripresa dal Milan di Sacchi e successivamente rivisitata da Bielsa e Klopp.

Con queste premesse, in attesa di ulteriori guizzi di Palladino (magari con Akpa Akpro esterno a destra, ruolo già ricoperto in carriera) e dei giorni del Condor, la strada del Monza sembra essere quella giusta. 
Lavoro e umiltà sono i comandamenti fondamentali per vivere un’altra stagione sorprendente, come l’arcobaleno che, all’improvviso durante la partita, ha incantato il pubblico dell’U-Power Stadium dopo la burrasca pomeridiana.

Di Andrea Rurali