Bologna d'inCastro, Monza alle corde: al Dall'Ara poche soluzioni e tante distrazioni per i brianzoli (3-1)
I biancorossi cadono al Dall'Ara per mano degli emiliani, incalzanti e in formato Champions League. Maldini apre le danze, la squadra di Italiano cala il tris in rimonta. L'analisi tattica del match.
«Se vuoi passare alla storia non è sufficiente vincere, bisogna convincere, ricercare lo spettacolo e dare gioia e divertimento ai tifosi.»
Le parole di Jorge Valdano, il filosofo del futbol, sottolineano la reciprocità del rapporto fra mezzo e fine: il gioco è il tramite per raggiungere lo scopo e bisogna vincere convincendo. Un concetto tanto caro a Marcelo Bielsa, secondo cui il calcio è una forma di divertimento non solo per chi la pratica ma anche, e soprattutto per chi la guarda, per i tifosi e gli appassionati.
Nell'interpretazione del calcio moderno e nelle diverse filiazioni tecnico-tattiche, c'è un principio che caratterizza il credo, e dunque, la dimensione della proposta di diversi allenatori: il gegenpressing, un meccanismo basato sul pressing immediatamente successivo alla perdita del possesso.
Una “contro” risposta alla dinamica del gioco, ovvero una riaggressione" metodologica nel pressare un attacco in transizione e, di conseguenza, prevenire un contropiede. Non solo: la riacquisizione veloce del pallone consente di preservare il vantaggio territoriale, evitando di dover costruire da zero la manovra, e colpire la struttura avversaria che nella sua transizione offensiva ha modificato gli assetti posizionali.
In sintesi: il mantra del gegenpressing è attaccare difendendo e difendere attaccando, sfruttando zone franche e in precedenza occupate per sviluppare l'offensiva.
Una filosofia fondante della scuola olandese, lanciata da Rinus Michels, poi aggiornata dai tedeschi e contemporaneizzata da Jurgen Klopp. Perché, secondo l'allenatore di Stoccarda ex Borussia Dortmund e Liverpool, il gegenpressing non è una semplice strategia ma "il miglior playmaker” della squadra.
Tra i colonizzatori attuali di questa teoria, plasmata da Sacchi col suo Milan e radicata nel core business di molteplici dottrine pallonare, c'è senza dubbio Vincenzo Italiano, tecnico del Bologna che sta convincendo i supporter emiliani con un gioco tamburellante, tanto divertimento e risultati.
E al Dall'Ara, davanti al pubblico di casa, i rossoblù fanno felici i tifosi, conquistando una vittoria in rimonta e sfoderando una prestazione maiuscola.
Italiano cambia 6/11 rispetto alla gara con l’Inter e trova l’inCastro perfetto, ricevendo una grande risposta dal gruppo, vivo e solido, animato da uno spirito combattivo e una mentalità che si traduce in sinergia, prestazioni, risultati, con tutti i giocatori inseriti nel progetto.
Per il Monza, invece, nonostante l'illusione dello 0-1 iniziale, si materializza un altro ko, il dodicesimo in stagione e la conferma dell'ultimo posto in classifica.
Gegenpressing rossoblù, compressione biancorossa
«Volevo che la squadra difendesse aggredendo e non arretrando, ma avanzando. Volevo che la squadra fosse padrona del gioco in casa e in trasferta. Era difcile far capire il nuovo modo di giocare, il movimento sincronizzato della squadra senza palla, avere undici
giocatori con e senza palla sempre in posizione attiva. Avere una
difesa attiva vuol dire che anche quando hanno la palla gli avversari tu sei padrone del gioco. Con tale pressione li obblighi a giocare a velocità, a ritmi e intensità tali per cui non essendo abituati vanno in difficoltà ».
Nel calcio di Arrigo Sacchi c'è una regola, e quindi una condizione, che più di ogni altra: la squadra è al centro di tutto e di tutti. Perché, secondo il Profeta di Fusignano, “la squadra migliora i giocatori”.
Nella città turrita d'Emilia lo sanno bene, la programmazione del “Cobra” Giovanni Sartori (tra i migliori dirigenti in Italia, artefice del Miracolo Chievo e dell'ascesa dell'Atalanta) ha fruttato una storica qualificazione in Champions e l'idea di costruire una squadra che, al di là degli interpreti o degli allenatori, possa migliorare gradualmente negli anni. Da Thiago Motta a Vincenzo Italiano, il Bologna ha mutato la sua forma ma non ha smarrito la sostanza, potenziando una tenuta mentale che ha consentito al gruppo di fare uno step aggiuntivo e un netto upgrade.
Reduce dall'ottimo 2-2 di San Siro contro i nerazzurri, il Bologna non vuole abbassare la guardia e ospita un Monza “extremus” in piena per non retrocedere.
Italiano che si affida al collaudato 1-4-2-3-1, con Ravaglia tra i pali, Beukema e Lucumi al centro della difesa, Posch e Miranda terzini, Freuler “Sturm und Drang” in mediana accanto a Ferguson, e il trio Dominguez-Odgaard-Orsolini alle spalle di Castro.
Bocchetti conferma il modulo anti-Viola, 1-4-4-2 flessibile con Turati in porta, il quartetto arretrato composto da D'Ambrosio, Izzo, A. Carboni e Kyriakopoulos, Bondo e Bianco nel mezzo, Ciurria e Akpa-Akpro sulle fasce e il tandem Maldini-Djuric in avanti.
I brianzoli partono subito col coltello tra i denti e aprono le danze al 4' con un blitz improvviso.
Recupero palla, transizione da manuale con un gioco a due Maldini-Ciurria, cavalcata del Fante a campo aperto e assist per il 14 biancorosso, puntuale nell'attaccare la porta sul lato debole del Bologna e a freddare Travaglia col piatto destro. Azione strepitosa in ripartenza del Monza, che approfitta dello sbilanciamento avversario, va in superiorità numerica sopra palla (3 vs. 2) e finalizza lo 0-1.
Reazione Bologna, Monza in affanno
La partita si stappa e il copione si stravolge, coi felsinei spinti da un moto d'opposizione e da una rivalsa furiosa alla ricerca del pareggio. La squadra di Bocchetti prova a contenere gli assalti, ma minuto dopo minuto il baricentro arretra e i reparti si schiacciano: blocco basso, ossigeno ridotto e fatica enorme nello strappare il possesso agli avversari. Italiano manovra le sue pedine con le armi del pressing e del gegenpressing - codici apicali del calcio di Sacchi e Klopp - e il Bologna ribalta la gara, stritolando i biancorossi in una morsa feroce: gioco avvolgente e falconiere sulle seconde palle, sviluppo e ampiezza sulle catene, creazione degli spazi tra le linee e scaltrezza nel bruciare sul tempo la difesa nemica.
Le barricate del Monza cadono al 23' con la spizzata in testa di Santiago Castro a prolungare il cross a rientrare di Orsolini. Il pallone scavalca Carboni ed è preda del Toto argentino, che anticipa Izzo e buca Turati. Il sorpasso dei felsinei si completa al 34' con un'azione di astuzia e pazienza, architettata dal mandala rossoblù Remo Freuler, alfiere d'ordine e prestigiatore di Italiano, colui che scompare e appare all'interno del sistema come un leader silenzioso e insieme autorevole. Posch interviene su Maldini, Bondo non trova compagni e perde il possesso. A riappropriarsi della sfera è il play svizzero, che taglia in due la linea mediana del Monza (Bianco e Bondo) e disegna un tracciante sulla trequarti per Castro, libero dalla marcatura di Izzo, con 5 uomini sopra palla in meno di 20 metri e una perfetta parità numerica con gli avversari. Spalle alla porta apre, il 9 rossoblù serve a sinistra Dominguez che sforna l'assist per il 2-1 di Odgaard. Doppio tocco sublime del danese, alzata di destro e tiro di sinistro nell'angolino a battere Turati.
Al 39' Bondo si fa male ed è costretto ad uscire; al suo posto entra Vignato, con Akpa-Akpro a transitare nel mezzo in coppia con Bianco.
Il Monza ci prova, il Bologna cala il tris
Nella ripresa il Monza abbozza una replica ma il Bologna non è sicuro e in fiducia, chiude gli spazi e concede soltanto linee di passaggio orizzontali, governando il gioco per chiudere il match.
Dallinga subentra a Castro, Lykogiannis e Ndoye rilevano Miranda e Dominguez. Al 68' Maldini dribbla due uomini e calcia alto oltre la traversa, un minuto dopo il Bologna cala il tris.
Da “Attenti al Lupo" (Lucio Dalla, 1990) ad “Attenti all'Orso” è un attimo: il sigillo è proprio di Riccardo Orsolini, che sfrutta l'indecisione di Kyriakopoulos (in ritardo sulla marcatura), addomestica il traversone di Lykogiannis e, di sinistro, firma il 3-1.
Bocchetti toglie il 77 greco e Djuric e getta nella mischia Martins e Caprari, ma gli sforzi biancorossi sono sterili, con iniziative personali e combinazioni a infrangersi sul muro emiliano. Maldini, il migliore dei brianzoli, ci prova fino alla fine, con buon piglio e generosità; Akpa-Akpro battaglia in mezzo, Vignato è troppo isolato a sinistra e quasi mai nel vivo del gioco.
All'89' De Silvestri ha sul destro il match point ma il suo tiro si infrange sul palo. Dopo 4' di recupero, l'arbitro Mariani spedice le squadre sotto la doccia: Bologna-Monza termina 3-1.
Testa alla prossima
La sfida del Dall'Ara si risolve per sommi capi in un tripudio di citazioni ai titoli dei film del compianto David Lynch, maestro degli incubi e artista geniale, con il Bologna a viaggiare sul Velluto (rosso)blu e il Monza abbandonato fra “Strade perdute".
Terza sconfitta in quattro gare nella gestione Bocchetti, prima partita del campionato in cui il Monza incassa tre gol e prova di maturità rimandata dopo la vittoria contro la Fiorentina: è un sabato di rimpianti per il Monza, poco abile a gestire il vantaggio e punito senza scampo dalla squadra di Italiano.
Troppo Bologna per i brianzoli, quasi sempre sotto palla nell'arco dei 90 minuti e in costante difficoltà a reggere l'urto degli avversari che, al netto dello svantaggio subìto a freddo da Maldini, ribaltano la gara e vincono con merito.
Un atto di forza e superiorità degli emiliani, determinati a imporre il proprio ritmo arrembante nella metà campo avversaria e a mettere il Monza in condizione di stress permanente, con l'infortunio di Bondo ad aggiungersi a un'infermeria già colma di pazienti (ben 7, tantissimi, a penalizzare l'economia di un gruppo in bagarre per mantenere la categoria). E sotto stress i biancorossi non riescono a tenere i nervi saldi e la lucidità, scivolando in disattenzioni e scelte errate, una circolazione frettolosa e inefficace, appannaggio tattico e una rara pericolosità offensiva, con un solo tiro effettuato - il gol di Maldini - nello specchio della porta in 90' (e Ravaglia mai impensierito seriamente).
Ora il calendario offre due scontri diretti da non sbagliare, trasferta a Genova e Verona in casa: tappe fondamentali per il percorso salvezza di una squadra, quella biancorossa, che dovrà fare uno step in termini di mentalità e concentrazione, lavorando sui principi, le motivazioni, il coraggio e la volontà di conquistare l’obiettivo ad ogni costo.
17 partite a disposizione, 17 finali per reagire e agire, da affrontare con rabbia e cattiveria, senza fare tabelle o pianificazioni, ma con testa e cuore selvaggio. Perché se è vero che, come diceva Bob Dylan, “quando non hai niente, non hai niente da perdere”, è altrettanto vero che, parole di Jim Morrison, “quando pensi che sia tutto finito è il momento in cui tutto ha inizio”.
Mai mollare, lottare sempre.
A cura di Andrea Rurali