Amarcord Biancorossi: i 70 anni di Giuliano Terraneo e la sua doppia vita nel Monza
Prima portiere di grande affidabilità nel dolce sogno di metà anni ’70 poi dirigente serio e coerente nella dura realtà degli anni ‘90
Ad un portiere si chiede di parare. Non di intrattenere il pubblico. Un portiere deve trasmettere sicurezza alla difesa. Non emettere empatia da tutti i pori. Oggi compie 70 anni Giuliano Terraneo, il numero uno del Monza di Magni nelle due stagioni più emotivamente struggenti del ragazzino che sarò sempre un po’: quella della fantastica promozione dei record 1975-76 e quella della matricola terribile che diede spettacolo in Serie B e vide sfumare il sogno per un’autorete a Modena a 6’ dal termine del campionato 1976-77. L’indimenticabile epopea del Borussia di Brianza. Terraneo si vede spalancare la porta dall’incredibile, allucinante pomeriggio di Colombo nel derby di Seregno: Magni – cui non difettano fiuto e coraggio – promuove il giovane portiere di riserva. Nelle restanti 9 gare del girone di andata Giuliano subisce solo il gol di Skoglund (Clodiasottomarina) mentre l’autorete di Michelazzi al 96’ a Padova (Monza comunque in vantaggio 2-0) viene ‘cancellata’ dal Giudice Sportivo che assegna la vittoria a tavolino ai biancorossi per il petardo che aveva messo ko Jimmy Fontana.
Vedere giocar quel Monza è gioia cristallina, adrenalina purissima, emozione incontenibile. Non ce n’è per nessuno. E tra i pali Terraneo è garanzia assoluta. Pochi fronzoli, tanta sostanza. Nessuna concessione al gesto plateale, sicurezza totale. Si torna a casa (cit. Angelo Scotti), in Serie B. Ai bagaj si chiede un campionato tranquillo ma la fantastica matricola decolla subito: calcio esplosivo, partite destinate ad assurgere a leggenda (4-0 alla Sambenedettese, 3-0 al Catania su tutte), formazione che tanti ragazzini – come me – incidono per sempre nella loro memoria. Formazione che inizia col suo nome: Terraneo. Tra i cadetti Giuliano ripete, senza minimamente patire il salto di categoria, la strepitosa stagione precedente: continuità di rendimento (unico a presenze piene), affidabilità nelle prestazioni, grande fiducia trasmessa ad una solidissima difesa. Solo l’Atalanta subisce un gol in meno del Monza.
Il Sada è un piccolo, meraviglioso, inespugnabile fortino: 15 vittorie e 4 pareggi in 19 partite. E la miseria di 6 gol alle spalle di un grande portiere. La beffarda autorete di Michelazzi al Braglia spezza i nostri sogni, quello di Giuliano si avvera meritatamente: Radice lo vuole come vice Castellini ad ulteriormente perpetrare quel dolcissimo connubio biancorossogranata. E quando il Giaguaro si ferma ai box Gigi sa di poter contare ad occhi chiusi sul ragazzo di Briosco. Che, ca va sans dire, debutta mantenendo inviolata la porta nel derby (0-0) e la domenica successiva, così per dire, para un rigore ad un certo Gianni Rivera difendendo il gol del vantaggio di Puliciclone.
Il resto è una splendida carriera: sette stagioni al Toro, due al Milan, una alla Lazio e le ultime tra a Lecce agli ordini di Carletto Mazzone. Con originali spruzzate extracalcistiche (la passione per la poesia, la simpatia politica per Pannella) e nel segno delle caratteristiche tecniche che lo avevano contraddistinto sin dai tempi di quell’ irripetibile Monza, grande ed indimenticabile anche grazie a lui. Il primo di una formazione che tanti uomini – come me – hanno impresso per sempre nella loro memoria.
Ad un dirigente si chiede lavoro, serietà, competenza. Non di essere allegro compagnone. Un dirigente deve tenere sempre dritta la barra delle scelte societarie. Non sprizzare simpatia. I suoi anni da Direttore Sportivo a Monza (debutto nel 1990-91) sono oggettivamente difficili nel contesto di un calcio che va ormai sempre più inesorabilmente nella direzione del ‘Dio soldo’: Giambelli, innamorato profondamente disilluso, vorrebbe ma non può e brianzolissimamente non rischia mai il passo più lungo della gamba. L’ovattato microcosmo biancorosso vive di pochi tiepidi entusiasmi e tanto crudo realismo. Nessuno spazio per i sogni. Terraneo fa quello che può con la scarsa pecunia a disposizione: sbaglia alcuni allenatori (Varrella), ne indovina altri (Trainini); valorizza alcuni giocatori, non ci azzecca su altri. Personalmente gli imputo una certa permalosità caratteriale (ammettendo da parte mia un buon tasso di pregiudizio per alcune sue scelte di organigramma societario) ma gli riconoscerò sempre il grande merito di aver difeso con coerenza, coraggio ed onestà intellettuale l’operato di Boldini nella durissima fase iniziale della stagione 1994-95.
Sin qui il veloce excursus delle due carriere: quella agonistica prima, quella dirigenziale poi. Ora, però, è il momento di alzare i calici e brindare alle 70 primavere di un grande portiere. Il numero uno di quella mitica formazione che ho imparato a memoria da ragazzino e resta indelebile nel cuore del sognatore che continuerò ad essere. Cin Cin Giuliano !!
Fiorenzo Dosso