Quella curva che non accetta le americanate e quello scudetto verso Bergamo...
Max Rigano, cronista di ForzaMonza e opinionista a Monza una città da serie A, ha scritto un pezzo sulla curva Pieri e sull'Atalanta
Max Rigano, cronista di ForzaMonza e opinionista a Monza una città da serie A, ha scritto un articolo sulla curva Davide Pieri e sull'Atalanta.
Parlo da cronista del Monza: la Curva Pieri ha mostrato domenica scorsa, prima e durante Monza - Milan uno spettacolo fantastico tra sciarpe torce e bandiere. Stanno cercando di attecchire con la musica da discoteca prima delle partite ma la gente non se li fila proprio. Neppure quando mettono 'E la vita l'è bela' di Cochi e Renato, all'UPower Stadium.
Perchè il calcio resta la magia delle maglie e la voglia di urlare per i tuoi colori. Puoi americanizzare quanto vuoi, ma questa è Italia e non c'è spettacolo più bello di una curva in festa tra applausi ritmati, seguiti da tamburi e sciarpe. Le curve, piuttosto, non si lascino comprare, dai dollari o dai dobloni che arrivano dai paesi arabi.
Da ragazzo ho fatto trasferte, come tanti, vivendo l'attesa della partita, le discussioni con gli amici prima di arrivare allo stadio; ho vissuto il momento in cui con la tua sciarpa arrivi in curva e cominci a saltare e urlare per la tua squadra. È un senso di appartenenza che spero non riescano a portare via ai tifosi.
Oggi, anni dopo, striscioni e cori li racconto nei miei articoli, seduto in tribuna stampa; ed è strano dopo essere stato per anni in mezzo ai tifosi con il panino alla mortadella o con la frittata portata da casa.
Quando però, domenica scorsa, gli ultras del Milan se ne sono andati dalla Curva e quelli biancorossi in solidarietà hanno smesso di cantare, la partita non è stata più la stessa. Il calcio senza tifo, non è calcio. Non lo sarebbe all'Olimpico, al Maradona di Napoli, all'UPower Stadium e neanche allo stadio di Bergamo.
A questo proposito fatemelo dire: spero che l'Atalanta vinca lo scudetto. Sarebbe bellissimo. Sarebbe un ritorno alle origini, un modo in cui le radici riaffermano la loro importanza, sarebbe un modo per ricominciare. Come il Cagliari '70, La Lazio del '74, il Torino '75, il Verona '84. Sarebbe un modo per dire che il calcio, quello antico, quello vero, quello giocato con la tattica ma anche con i polmoni, torna a vincere. E si riprende il posto che merita.
Gli amanti del circo, si accomodino pure fuori. Noi torniamo all'essenza del football. Giocare, partecipare, criticare, saltare, soffrire, fanculizzando i soloni dello "spettacolo". Il calcio è appartenenza e identità. Non un modello di business per lucrare sulle emozioni. Noi siamo vissuti con le bancarelle e le sciarpe sopra poggiate, prima di arrivare allo stadio. Lasciateci il nostro sogno e levatevi dalle palle. E Forza Dea, quest'anno.
Max Rigano per ForzaMonza.it