Amarcord Biancorossi - Tosetto e Buriani: dribbling, estro, polmoni e corsa dalla Spal al Monza più bello di sempre
“Il Monza di Tosetto, Buriani e … “ quante volte abbiamo sentito approcciare così i ricordi del meraviglioso biennio biancorosso tra il 1975 ed il 1977 ! Certo, non mancano incipit con i nomi di altri grandi protagonisti dentro e fuori dal campo, ma – fateci caso – quello che si apre con i due ex spallini davanti agli altri è il più gettonato. Perché ? Il comune approdo in rossonero (deludente per Ugo, ricco di soddisfazioni per Ruben) potrebbe certo essere una spiegazione ma – a mio avviso – solo molto parziale. Personalmente mi piace invece pensare che a lasciare indelebile traccia nei cuori biancorossi sia stato l’esplosivo mix di caratteristiche tecniche ed umane di due ragazzi perfettamente inseriti in un contesto ambientale e professionale che li ha coccolati, cresciuti e fatti esplodere. Calcisticamente parlando.
Ferrara, dunque. Tosetto – nativo di Cittadella – vi approda per felice intuizione del Presidente Mazza. Che, non del tutto convinto delle potenzialità del giovane attaccante, lo manda a farsi le ossa in quel di Solbiate Arno. Prima in prestito poi in comproprietà. Il Monza lo incrocia in Serie C nella stagione 1974-75: nella gara di ritorno (18 maggio 1975: Solbiatese-Monza 1-1) il suo duello con Giuliano Vincenzi è pieno di contenuti tecnici ed agonistici di categoria superiore ed al termine Vincenzone – che parla poco e sempre a ragion veduta – dice senza mezzi termini a Magni che uno come quel riccioluto furetto sarebbe sempre meglio averlo dalla stessa parte … Pochi mesi dopo il presidente Cappelletti rileva la metà del cartellino dalla Solbiatese e dà il là alla impareggiabile epopea biancorossa di Ugo Tosetto. Difficile trovare le parole giuste per racchiudere in poche righe quello che il motorino offensivo ha rappresentato per chi – come il sottoscritto – quegli anni magici li ha vissuti da giovane tifoso. Ci provo chiedendo anticipata venia. Sgusciante ? Sì, ma Ugo non sgusciava solo via ai terzini che provavano a marcarlo: li annientava, li faceva impazzire, spesso li umiliava … Imprendibile ? Forse, ma il ‘Toso’ non si accontentava di non farsi prendere: era adrenalina pura, era moto perpetuo, era orgasmo multiplo per la torcida del Sada che lo adorava intonando per lui cori da brividi … Frizzante ? Può essere, ma di quelle bollicine non fini a se stesse e destinate a stappare la strada a decine di cross per l’implacabile testa di Braida o di assist per gli astuti smarcamenti di Sanseverino.
Meglio dei miei tentativi potrebbe rendere quel ‘Keegan della Brianza’ che però a Ugo non è mai piaciuto (“Ma quale Keegan ? Io ero un dieci, giocavo dietro le punte, suggerivo, mi inserivo, tiravo”). Ed allora riportiamo letteralmente le dichiarazioni di un allenatore dell’epoca, Nicola Tribuiani, il 6 marzo 1977. Il Monza ha sciorinato in un Sada in estasi una delle pagine più belle di sempre per spettacolarità, intensità, gioco, agonismo: 4-0 alla ostica e coriacea Sambenedettese in appena 51 minuti (3-0 dopo mezz’ora), doppietta nel primo tempo di uno scatenato, incontenibile, devastante Tosetto. Il mister ospite si presenta davanti ai taccuini dei cronisti e: “cosa dire ? Che dovrebbe cascare il mondo perché questo Monza non vada in Serie A e che oggi ho visto un giocatore straordinario, immarcabile, esaltante per chi ha la fortuna di averlo dalla propria parte e maledetto per chi – come noi oggi – deve provare, senza riuscirci quasi mai, a limitarlo.”
Ruben Buriani nella placida provincia ferrarese (Portomaggiore) è invece nato. Svezzato nel settore giovanile della Spal, arriva – estate 1974 – nel Monza di Mario David. La prima esperienza lontano da casa è dura per un ragazzo di 19 anni e le difficoltà della squadra – costruita per vincere ma demoralizzata da un girone di andata tristemente anonimo – non lo aiutano. Il biondo però ha tanta voglia di correre e di imparare, è infaticabile, generoso, pieno di energia. L’avvento di Magni sulla panca è la svolta: per il gruppo e per Ruben. Il Piacenza di GB Fabbri ha ormai preso il largo, il Monza gli impartisce memorabile lezione al Sada (3-1 con doppietta di Sanseverino e gol di Francesco Vincenzi) e – soprattutto – mette le basi (vincendo la Coppa Italia di Serie C contro il Sorrento) per quella che sarà la straordinaria, indimenticabile cavalcata della stagione seguente. Il giovane centrocampista macina chilometri, acquisisce esperienza e fa tesoro dei consigli tattici del suo allenatore.
Il Buriani edizione 1975-76 sarà perno fondamentale, polmone inesauribile, linfa vitale del reparto nevralgico biancorosso. E firmerà anche quattro gol (Bolzano, Casale, Cremonese e Pro Patria). Il 26 settembre 1976 il Monza riassapora il gusto della Serie B ospitando al Sada il Novara. I ragazzi di Magni mantengono tutte le caratteristiche e le qualità che li avevano esaltati in Serie C e vanno subito all’assalto. Indimenticabile il gol del vantaggio al minuto 34: lancio di De Vecchi ed impeccabile esecuzione al volo di Buriani (nella foto de Il Cittadino) che con un diagonale potente e micidiale non lascia scampo al portiere ospite. Per la cronaca: più tardi Ruben si incaricherà di batter il corner da cui scaturirà il raddoppio di Braida. Un gol ed un assist per l’esordio in B a poco più di vent’anni. E sarà solo l’inizio di una stagione che lo vedrà protagonista assoluto per corsa, dedizione, sacrificio, orgoglio, incursioni, coperture: centrocampista completo, moderno e pronto per il grande salto. Che, puntualmente, arrivò: il Milan della stella ebbe una inconfondibile pannocchia bionda a proteggere gli ultimi lampi della classe purissima di Gianni Rivera.
Oltre vent’anni dopo (campionato 1997-98) il Buriani dirigente mi procurò una duplice, profonda amarezza con l’inspiegabile esonero di Radice e con l’inconcepibile scelta di Maciste Bolchi (per distacco il peggior allenatore della mia trentennale esperienza giornalistica al seguito dei biancorossi). Nelle corrispondenze ufficiali per il Corriere dello Sport feci trasparire la mia contrarietà e sulla agenda personale mi sfogai così: è brutto che a deluderci da adulti sia chi ci aveva invece tanto esaltato quando eravamo ragazzi …
Fiorenzo Dosso