Galliani allo Zucchi: 'Dopo Perugia ho pensato ad una maledizione, a Gytkjaer canto sempre il suo coro'
L'AD a 360 gradi con gli studenti. "Dopo Perugia ho pensato ad una maledizione. Ogni volta che vedo Gytkjaer lo saluto con Din don ... Din don ..."
Caro, vecchio Zucchi.
Grazie. Perché questa mattina mi hai fatto tornare indietro di 40 (e passa) anni. Quel cortile, quel portico, quelle scale, quei corridoi … Così austeri e così severi … Ci ho sputato sangue per un lustro. Hanno tolto tanto al ragazzino dolce e timido che ero, hanno dato solidissime basi per affrontare a testa alta le difficoltà della vita all’uomo maturo e disincantato che sono.
Ai miei tempi non c’era l’Aula Magna, ai miei tempi mica esistevano i crediti formativi legati ad attività extrascolastiche … Oggi è stato semplicemente bellissimo assistere – da una posizione di assoluto privilegio (grazie al dirigente scolastico Simone Guslandi ed al moderatore Sergio Gianni) – alla ‘lectio magistralis’ del Professor Adriano Galliani. Accolto da un fragoroso applauso al suo ingresso, l’AD biancorosso ha debuttato invitando tutti gli studenti presenti ad assistere (tramite accordi tra la Preside dell’istituto e l’Ufficio Stampa del Monza) alla prossima gara interna con la Cremonese. Nella prima parte dell’incontro Galliani ha ripercorso e raccontato il suo profondissimo legame con Monza e con il Monza. Che – citazione davvero azzeccata in un contesto classico – rilegge in chiave calcisticamente romantica “quello tra Ulisse ed Itaca.” Non sono mancati i riferimenti all’attualità con una giusta dose di orgoglio: “Per la salvezza potrebbe bastare qualcosa meno di 40 punti. Nelle gare della gestione Palladino il Monza è settimo e, quindi, in Conference League”.
Gustosi alcuni connubi tra la statistica e … la fede: “Nelle 9 partite disputate alle 15 il Monza ha sempre vinto ed io nei secondi tempi mi sono puntualmente recato in Duomo. Il fatto è che le chiese non sono aperte quando si gioca in notturna …” Il grandissimo senso di appartenenza ai colori bellissimi è il sentimento che guida la sua quotidianità: “La scorsa estate ho rifiutato la ricandidatura in Senato perché voglio dedicarmi totalmente ed esclusivamente al Monza. Quando i tifosi fanno partire il coro ‘Uno di noi, Galliani uno di noi!’ dicono la verità perché io per questa maglia ho fatto, farei e farò di tutto. Addirittura sono stato anche inviato de Il Cittadino per un Livorno-Monza 1-0” Poi le domande degli studenti lo hanno coinvolto a 360 gradi. Dall’acquisto più complicato della sua carriera di re del mercato: “indubbiamente quello di Rijkard, intricatissimo perché con più soggetti coinvolti: l’Ajax, lo Sporting Lisbona ed un fondo americano” al giocatore più forte tra i tanti campioni delle sue gestioni: “senza la minima ombra di dubbio Marco Van Basten”. Particolarmente apprezzata dal dirigente Galliani la domanda su costi e ricavi delle società calcistiche: “L’azienda calcio è – per una serie di ragioni lunghe e difficili da spiegare – in perdita. Sia individualmente che collettivamente. Ma per quanto riguarda il Monza vale esattamente la stessa frase che il Presidente Berlusconi mi disse quando decise di prendere il Milan ‘Adriano, sono consapevole del fatto che ci vorranno tanti tanti tanti soldi ma diventare presidente di questo club è un fatto affettivo, non economico’.” A proposito del Presidente Berlusconi sono emersi un (simpatico) aneddoto ed una (ulteriore) conferma: “Avremmo voluto diventare ufficialmente proprietari del club biancorosso il 29 settembre – giorno del compleanno di Silvio Berlusconi – ma quel 29 settembre era una domenica ed il notaio non sarebbe stato disponibile per cui anticipammo a sabato 28 settembre. A Pisa lo scorso 29 maggio, invece, ho visto gli occhi di Berlusconi sprizzare la stessa felicità che gli vidi il 24 maggio 1989 a Barcellona subito dopo la conquista della prima Coppa dei Campioni.” Nessuna esitazione quando gli è stato chiesto di indicare il giocatore più forte del Monza attuale: “Facessi un nome tra un quarto d’ora sarebbe su MonzaNews e sul Cittadino. Dico invece di aver assolutissimamente voluto il capitano Matteo Pessina: per la sua monzesità e perché conosco la sua famiglia. Sono entrato in pressing feroce su di lui pochi minuti dopo la promozione e per averlo ho consentito che l’Atalanta approfittasse di me…“ Risata dell’aula. La domanda di uno studente lo ha fatto tornare all’infausta Perugia: “Mentre andavo verso la curva a salutare e ringraziare i nostri tifosi confesso che ero molto demoralizzato: mi sono tornate in mente tutte le altre volte maledette e per un attimo ho pensato davvero ad una maledizione senza fine …” Invece poi è arrivata la magica notte di Pisa: “Mi sono sentito davvero al sicuro solo dopo il gol di Gytkjaer. Pensate che ogni volta che vedo Christian lo saluto con il mitico Din don … din don … din don intervengo dall’Arena il vichingo ha fatto gol” Gli studenti si sono fatti trascinare dal coro.
Grazie, caro vecchio Zucchi. Rivederti per la prima volta da quel 15 luglio 1982, quando divenni ufficialmente ‘maturo’, è stata purissima scarica di adrenalina. Cinque anni di lotta dura e di studi matti e disperatissimi ne sono valsi la pena se mi hanno regalato una mattinata come questa. Una mattinata che non dimenticherò mai. In fede uno ‘zucchino’ per sempre
Fiorenzo Dosso