Non solo elogi e omaggi, ecco i commenti più stupidi sulla morte di Silvio Berlusconi
Quando l'odio non si placa, nemmeno di fronte alla morte
Un bel tacer non fu mai scritto. Una frase attribuita a Dante Alighieri che potrebbe essere attuale anche in queste ore. Si può dire tanto sulla vita di Silvio Berlusconi, si può non essere d'accordo sulle sue idee politiche, su alcune vicende che lo hanno riguardato, tuttavia perché evidenziarlo anche nel giorno della sua morte?
“Ha cambiato l'Italia, la preferivo prima”, ha scritto in un tweet il giornalista di Repubblica Maurizio Crosetti, da sempre esponente di spicco dell'anti berlusconismo. Una battuta che stona in un giorno di lutto, quasi provocatoria quando in molti hanno esaltato le doti di Silvio Berlusconi.
"Silvio Berlusconi è morto all'età di 86 anni, primo dei populisti, recordman di inchieste dalla corruzione alla mafia, mago della comunicazione", così ha aperto il sito internet del Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, suo storico nemico, nemmeno un'ora dopo la sua morte.
“Ancora qualche ora e non sarei stupito da una richiesta ufficiale di beatificazione”, il tweet di Gianni Cerqueti, ex giornalista Rai che, da quando è andato in pensione, è diventata una presenza costante sui social, non sempre opportuna, come in questo caso.
“La morte non cancella tutto e neppure giustifica le ipocrite santificazioni postume. Ma la morte resta un mistero da rispettare. Così come va rispettato il dolore dei parenti di chi muore”, il post su Facebook di Alessandro Di Battista, ex esponente di punta del Movimento 5 Stelle.
L'ex sindaco di Napoli Raimondo de Magistris ha rincarato la dose: “Sul piano umano condoglianze e vicinanza ai suoi cari, sul piano politico e pubblico la fiducia è in un’analisi oggettiva e che non si costruisca una specie di messia o di beato adorato da apostoli e discepoli”.
Concludiamo con il tweet del cantante Piero Pelù, che ingrandisce la mano di Berlusconi che simula un saluto tristemente famoso. Il tutto condito da un provocatorio “Siamo tutti figli di Silvio”.
Per non parlare, infine, delle valanghe di odio che in molti hanno riversato su alcuni siti in particolare. Quello de La Repubblica, tra i commenti alla notizia, è stato un distillato di becero malcostume. “Brindiamo a questo giorno”, “non aspettavo altro”, questi alcuni esempi di quanto in basso si possa cadere, anche di fronte a un evento così luttuoso.