Raduno del 31 agosto, il Teamservicecar Monza si presenterà giovane e tutto italiano
In vista del raduno del prossimo 31 agosto, il Teamservicecar HRC Monza, che anche per la prossima stagione (la terza consecutiva) sarà la squadra più giovane d’Italia con i suoi 18 anni e 9 mesi di età media.
Dal roster dell’ultima stagione, interrotta il 21 febbraio scorso e poi annullata dalla FISR, restano confermati Matteo Zucchetti (Classe ’99, alla 5^ annata in biancorossoblu), il portiere Stefano Zampoli, Pietro Lazzarotto, Matteo Galimberti (che inizieranno il loro 4° anno a Monza) e Davide Nadini (alla terza stagione monzese), nonché gli allenatori, con il confermatissimo Tommaso Colamaria e Giuseppe Farinola nel ruolo di vice della A1 e allenatore della Farm team di serie B, nonché prossimo responsabile tecnico del settore giovanile.
Dopo aver congedato i tre stranieri, la società ha optato per un consolidamento della “linea” verde, (o meglio dire, "Azzurra", visto che si tratta di ragazzi di scuola italiana), investendo su due giovani rinforzi dalla qualità assoluta come Marco Ardit, classe 2001, proveniente dal Thiene e Andrea Borgo, un atleta nato nel 2003 e cresciuto nel Breganze, due atleti perché possono garantire un alto standard di rendimento e ben conosciuti da Colamaria, che li ha allenati nelle Nazionali giovanili per diverse stagioni.
A completamento della rosa lo staff ha optato per altri tre giovanisimi inserimenti. Il più anziano è Edoardo Lanaro, un classe 2003 cresciuto nelle giovanili del Breganze. Il ruolo di vice - Zampoli sarà di Michele Brusamarello, classe 2004 proveniente dall’Agrate, mentre dal settore giovanile è stato promosso in prima squadra Mirko Tognacca, un promettente 2005 che potrà compiere il suo tranquillo di percorso di maturità.
Aggregato alla prima squadra, un po' nel ruolo di chioccia dei portieri, troviamo anche Giuseppe Piscitelli, che è sempre rimasto a disposizione del club. Classe 1976, il Pisci sarà disponibile come terzo portiere, per dare esperienza ai ragazzi più giovani.
Andrea Borgo
Borgo è un atleta giovanissimo, nato il 28 agosto 2003. Guardando la sua d’identità impressionano i soli 16 anni, eppure osservandolo in pista traspira una maturità assai superiore all’età. Giocatore universale, versatile e votato alla collettività, nell’ultimo biennio Borgo ha fatto passi da giganti, trovando un ampio minutaggio anche in una squadra qualitativa come il Breganze di Diego Mir, con cui nella stagione appena conclusa ha realizzato 3 gol in 19 partite. Con la nazionale giovanile ha disputato tre Europei (Fanano ’17, Correggio ,18 e Mieres ’19). A Monza continuerà a studiare Liceo sportivo presso il Collegio Villoresi. Conosciamolo meglio:
Come hai iniziato a giocare a hockey? “Nel Breganze, grazie a Enrico Stevan, mentre mia mamma era assistente sanitaria al torneo Tita Carraro. Ho iniziato piuttosto tardi, in terza elementare, ed ero un po' la mascotte, giocando nella seconda squadra. Poi con il tempo, ho iniziato a migliorare con l’Under 13, ma alle selezioni regionali sono stato scartato ed è stata un po' una delusione. Da lì ho deciso di cambiare registro”.
Poi nel settore giovanile hai ottenuto soddisfazioni “Abbiamo fatto le finali scudetto Under 13 al secondo anno, poi a Correggio Under 15 e finalmente abbiamo vinto lo scudetto a Giovinazzo con la Under 17 lo scorso anno. È stata una grande gioia, perché lo scudetto era un obiettivo che mi ero preposto (Andrea ha vinto da protagonista la finale contro lo Scandiano, firmando il 3-0 finale, mentre nella semifinale con il Follonica ha firmato il break decisivo)”.
I tuoi allenatori nelle giovanili? “Ho iniziato con Mario Saccardo, che è stato colui che ha creduto in me, poi ho avuto Enrico Gonzo, ma sotto la sua gestione…ero un po' un testone, mi piaceva tanto aver la palla e fare un po' da solo. Poi Gianni Galliotto e la maturazione con Juan Oviedo: lo scudetto lo abbiamo vinto con lui in panchina”. Il rapporto con Diego Mir? “Diego mi ha fatto ha fatto debuttare con il Sandrigo e poi giocare con il Vercelli quando ero piccolissimo. Quest’anno poi mi ha dato l’enorme possibilità di migliorare. È un professionista, mi ha allenato con intensità, vive di hockey, sempre a guardare le altre squadre, fare i video, allenamenti specifici, ad esempio contro il Sarzana diminuiva le dimensioni della pista. Credo che sia un grande allenatore e lo ringrazio.
Perché hai scelto Monza? “L’HRC è stata la prima squadra ad aver creduto in me. Mi aspetto tanto, perché nonostante la giovane età, non c’è paura nel far giocare i ragazzi. Poi conosco molti giocatori, Lazzarotto in particolare e voglio migliorarmi e mettermi in gioco”. E Monza, senza pressioni, è il luogo ideale. Idoli? Da piccolo ho sempre avuto come idolo Reinaldo Ventura, avevo il 66 in suo onore. Un grande giocatore e con un tiro… Mi piace tanto Giulio Cocco, che ho avuto la fortuna di conoscere a un Campus a Breganze”. Che tipo di giocatore sei? “Più che segnare, mi piace fare assist e anche...dare un po' di “spettacolo”. Ovviamente sempre che ci siano le condizioni. Poi adoro giocare dietro la porta e fare giocate sul primo palo, diciamo che sono la mia specialità”.
Il giudizio di mister Diego Mir, - attuale tecnico del Valdagno - che lo ha seguito nell’ultimo biennio, è lusinghiero “Andrea è un giovane di talento e qualità e non sto parlando della sua abilità tecnica, ma anche della sua intelligenza, serietà e capacità di assimilare il lavoro. È un atleta in formazione, ancora acerbo, ma se continua a crescere come nell’ultimo biennio, sarà uno dei grandi giocatori italiani di questo decennio”.
Marco Ardit
Marco Ardit lo scorso 17 maggio ha compiuto 19 anni. Giocatore fisico e talentuoso, ha iniziato come difensore e oggi, per pure ragioni tattiche legate al roster del Thiene, è atleta assai più votato al gioco offensivo. Nella scorsa stagione con la maglia del Thiene ha segnato 23 reti in 16 gare, mentre l'anno precedente ha chiuso con 6 gol in 26 presenze. Ha debuttato quattro stagioni fa con i gialloblu, aumentando il minutaggio con il progressivo trascorrere del tempo e ha chiuso la stagione da titolare. Nell’Europeo 2018, in cui l’Italia ha perso la finale con la Spagna (3-2) Ardit era parte integrante della Nazionale insieme a Zampoli, Nadini, Lazzarotto e Galimberti: praticamente mezza nazionale oggi milita del Monza.
Come hai iniziato? “Ho iniziato a giocare quando avevo 4 anni, perché Stefano Turchetto (ex ottimo portiere di Thiene e Novara negli anni ‘90) mi ha fatto mettere i pattini e da lì è partita la mi avventura”. La tua carriera? “Ho sempre giocato nel Thiene e ho assaporato per la prima A1 quattro anni, fa, debuttando in Thiene - Viareggio con mister Giorgio Casarotto. Poi un continuo su e giù tra A2, una nuova esperienza in A1 e la stagione scorsa, nuovamente in A2. Ho maturato un quadriennio d’esperienza con la Nazionale, disputando tre Europei e un Mondiale, l’ultimo, a Barcellona 2019”.
Allenatori a cui sei particolarmente legato? “Roberto Zonta, che l’ho avuto in Under 13 e successivamente con la Under 20. Poi Gaston De Oro, che ho avuto da piccolo, ma mi piaceva moltissimo. Nell’ultimo biennio ho avuto per metà stagione prima Marozin, poi Carlos Carpinelli, sempre rimpiazzati da Giorgio Casarotto, tecnico a cui ovviamente sono molto legato”. Quindi conosci bene Colamaria “Con il mister ho un buon rapporto e mi piace molto come allenatore. Sicuramente è uno dei motivi per cui ho scelto Monza e mi piace molto il progetto giovani che sta portando avanti. Volevo fare un’esperienza lontano da Thiene e indubbiamente ho fatto la scelta migliore”.
Il tuo ruolo? “Nasco principalmente come difensore, però nell’ultimo biennio mi sono dedicato maggiormente alla fase offensiva. Diciamo che ora sono più attaccante di quanto non lo fossi in passato”. C’è un giocatore a cui ti ispiri? “Non guardo nessuno in particolare, osservo più il gioco di collettività, non ho un vero idolo. Da piccolo non mi soffermavo ad ammirare i giocatori, anche perché guardavo per lo più la mia squadra”.
Ambizioni di carriera? “Mi piacerebbe diventare un giocatore completo, lavorare per vincere lo scudetto e soprattutto proseguire la mia carriera con la Nazionale. Ecco questo sarebbe un sogno, vestire la maglia azzurra provoca emozioni particolari e sono orgoglioso di averlo fatto negli ultimi quattro anni”.
Edoardo Lanaro
Edo è un classe 2003 cresciuto nelle giovanili del Breganze, che raggiunge in biancorossoblu l’amico Andrea Borgo. Quando nasce la tua passione per l’hockey?
“La mia passione parte da quando ero piccolo, fin dai tempi dell’asilo. I miei mi portavano sempre al palazzetto di Breganze e poi i sabati pomeriggio andavo a pattinare al PalaFerrarin. Da lì ho iniziato con il mini hockey e non mi sono mai fermato”.
Com’è stata la tua carriera giovanile? “Ho avuto molti allenatori, ma in giovane età ero molto scarso, l’ultimo delle rotazioni. Dalla Under 15 poi mi sono dato da fare per ritagliarmi un posto nella squadra titolare e alla fine ho raggiunto l’obiettivo. Ho giocato tre finali: la U13, la U15, in cui ho giocato molto e ho segnato parecchio, ma abbiamo perso contro lo Scandiano. Abbiamo però cancellato quella delusione con la U17 lo scorso anno, con un gran bel gruppo, di cui faceva parte anche Andrea Borgo”. La “partita del cuore” che hai giocato “Di partite nel cuore ne ho molte. Su tutte quella di Eurohockeycup contro il Cerdanyola. Gli spagnoli li avevamo già incontrati in un torneo in Francia, perdendo con un secco 7-1. Nella rivincita siamo andati sotto 0-2, poi nel secondo tempo abbiamo giocato un ottimo hockey e li abbiamo rimontati. Poi la finale scudetto under 17, in cui abbiamo tenuto bene, abbiamo chiuso tutti gli spazi e vinto 3-0. Anche contro l’SPV nel primo anno Under 17, una partita che abbiamo pareggiato, ma dove ho davvero dato il massimo”.
La partita che hai visto che più ti è rimasta impressa “Quella tra Breganze e Barcellona nella Final4 di Eurolega di Bassano, una partita con un grande pubblico e in pista personaggi come Pablo Alvarez, Marc Torra e Sergi Fernandez. È stato bello vedere i giocatori della propria squadra giocare contro simili fenomeni”.
E il tuo giocatore preferito? Mi è sempre piaciuto Tonchi De Oro, sia tecnica che velocità. Poi ho sempre guardato con un occhio di riguardo di Marc Torra. La sua capacità non solo di segnare, ma anche di far gioco è strabiliante. In qualsiasi squadra lui giochi lui è sempre uno dei protagonisti. Davvero un gran giocatore a 360°”. Entri a far parte della prima squadra del Monza: sogni e ambizioni “Quando ho ricevuto una chiamata di Colamaria mi sono sentito soddisfatto. Confesso che gli ho risposto che ci avrei pensato, ma in realtà avevo già deciso nell’immediatezza. Ed ora dovrò ripagare la fiducia che a Monza hanno riposto in me. Giocare per una squadra di serie A1 è sempre stato un sogno e adesso devo realmente darmi da fare. Già l’anno scorso ho avuto l’opportunità di annusare la massima categoria andando in panchina con il Breganze: adesso ho l’opportunità di poter giocare e diventare un punto fisso per la serie A”.
Michelangelo Brusamarello
Michi è un portiere classe 2004, che farà da spalla a Stefano Zampoli. Quando nasce la tua passione per l’hockey? “Ho iniziato in seconda elementare con il Monza, quando ancora ci si allenava nella pista di Via Ardigò. Ero piccolo e giocavo anche a rugby, ma poi quando ho indossato i pattini è scoccata la scintilla. Ho scelto di fare il portiere perché ci siamo resi conto di non aver...nessun portiere, su richiesta del mister Roberto Mazzoletti”.
Com’è stata la tua carriera giovanile? “Ho iniziato con l’HRC, ma per mancanza di giocatori, dalla categoria Under 13 sono passato ad Agrate. Adesso ritorno sono ritornato a casa, con un grande entusiasmo. Nelle giovanili ad esser sinceri non ho vinto molto, quando si disputava il Trofeo delle regioni sono stato convocato in due occasioni e ho potuto fare una buona esperienza. L’anno scorso, come portiere di riserva, ho vinto la Coppa Italia Under 19 con l'Agrate insieme ai miei futuri compagni Lazzarotto e Galimberti”. La “partita del cuore” che hai giocato finora? “La prima risale ai primi anni di Under 13, dove l’UVP Modena aveva invitato me e altri compagni in un torneo a Forte dei Marmi. Pareggiammo contro i toscani, una squadra che vedevo con un nome altisonante, e quel giorno ho capito che con tanto impegno avrei potuto raggiungere risultati inaspettati. Poi ricordo un Agrate - Follonica di Under 17, dove nonostante il 5-0 in negativo, l’atmosfera della partita mi è rimasta dentro”.
Il tuo giocatore preferito?“Ne ho un buon elenco. Innanzitutto Juan Oviedo, perché fin da bambino ho partecipato a numerosi camp da portiere: lui mi ha “martellato” sui particolari, correggendomi in fase di impostazione e mettendomi bene in testa cosa significhi fare il portiere. Dalla mentalità ai movimenti, le mie basi partono tutte dagli insegnamenti Juan a Lido di Spina. Lui è il mio giocatore preferito e - anche se lo sento poco - un punto di riferimento”. Entri a far parte della prima squadra del Monza: sogni e ambizioni“Visto chi è il primo portiere, la mia grossa ambizione è…giocare almeno una partita. Scherzi a parte, entrare a far parte della A1 è un gran bel salto e la cosa che più interessa è inserirmi bene nel gruppo e trovare coesione fin da subito. Poi, per il resto, c’è solo da lavorare”.
Mirko Tognacca,
Mirko è un classe 2005 dal grande talento. È il più giovane del gruppo e abbassa l’età media generale, facendola arrivare a quota 18 anni e 9 mesi. Quando nasce la tua passione per l’hockey? “Ho iniziato mettendo i pattini a 4 anni e me ne sono subito innamorato. Ho avuto anche la fortuna di avere un allenatore come Girolamo Lobasso, che nei primi anni mi ha fatto appassionare molto alla disciplina. Ed ho capito subito che l’hockey era il mio sport”. Com’è stata la tua carriera giovanile “Ho iniziato a Seregno, poi sono passato da Monza e di seguito ho giocato con l’Amatori Lodi. L’anno scorso sono tornato al PalaRovagnati per vestire la maglia dell’HRC, militando con la Serie B allenata da Farinola. Durante il mio percorso ho giocato diverse finali di campionato e Coppa Italia, disputando a Follonica la finale di Coppa Under 15, persa contro il Valdagno”.
La “partita del cuore” che hai giocato “Una semifinale scudetto contro il Breganze. Una gara molto equilibrata, nella quale abbiamo perso 3-2, ma dove mi sono ritenuto soddisfatto della mia prestazione” La “partita del cuore” che hai visto “Senza dubbio le sfide di Eurolega, che sono le più ricche di fascino. Nel 2016 ho assistito ad un Breganze - Barcellona, con i rossoneri che andarono avanti con una tripletta di Teixidò e poi il Barcellona fece una grande rimonta. La mia seconda gara preferita è il 4-0 che il Monza rifilò due anni fa al Noia: quella fu davvero una grande serata”. Il tuo giocatore preferito “Dario Gimenez. Di lui mi piacciono il carattere, la grinta e la fantasia che mette praticamente ad ogni azione, oltre ad una tecnica davvero invidiabile. Mi colpisce anche la sua velocità d’esecuzione nell’affrontare un’azione: per me è un fenomeno autentico. È il mio punto di riferimento”.
Entri a far parte della prima squadra del Monza: sogni e ambizioni “Sono veramente contento della possibilità che il club mi ha concesso. La dovrò sfruttare sempre con la massima umiltà, lavorando molto e cercando di cogliere tutti gli insegnamenti dei tecnici Colamaria e Farinola e dei compagni. Dovrò fare tesoro di ogni allenamento per imparare qualcosa in più ogni giorno che passa. Ho il sogno di proseguire la mia carriera il più possibile e cercherò di difendere al massimo la maglia che vesto, rimanendo però sempre con i pattini ben saldi alla pista”.