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E dunque  a 10 anni entra a far parte di quella che sarebbe diventata la sua seconda famiglia per quasi due decenni. Inizialmente schierato ala destra, Nesta colpisce per la determinazione e il perfetto senso della posizione, ma soprattutto per le indubbie qualità atletiche che ne fanno uno dei migliori prospetti del vivaio biancoazzurro. Negli stessi anni a Roma un altro nome “caldo” di un giovanissimo calciatore è quello di un suo  cresciuto nel quartiere di Porta Metronia e appena passato dalla Lodigiani alla Roma: Francesco Totti.

Nesta rappresenta un certo tipo di giocatore: a 15 anni è già il prototipo di un nuovo tipo di   difensore che sa marcare, ma che al contempo eccelle in fase di costruzione del gioco ed è elegantissimo nei movimenti. Il secondo genito di casa Nesta cresce in fretta con papà che gli passa 3mila lire per ogni partita giocata bene e non fosse per un’incredibile crescita estiva di 22cm, che gli crea delle infiammazioni a spina dorsale e ginocchia costringendolo ad un lungo stop, per il 16enne  già si sarebbero aperte le porte dell’Under 18 e della prima squadra, analogamente al rivale Francesco Totti. 

La rivalità con Totti

Proprio su Totti, al rientro dall’infortunio, Nesta si prende una memorabile rivincita imponendosi con la sua Lazio in un derby con un sonoro 6-2.  

L’anno cruciale per il difensore è il 1993: a neanche 17 anni cattura le attenzioni  dell’allenatore biancoceleste Dino Zoff, che non vede l’ora che il ragazzo diventi maggiorenne per farlo esordire nella massima serie: in un rocambolesco 2-2 in casa dell’Udinese, Nesta viene chiamato per rilevare Pierluigi Casiraghi a venti minuti dalla fine. Otto anni dopo il suo arrivo a Formello, la stella di Alessandro Nesta inizia  ad illuminare il palcoscenico nostrano del calcio.

La Lazio della metà degli anni novanta  non è certo quella che poi avrebbe vinto lo scudetto, ma è pur sempre una signora squadra: in porta c’è Luca Marchegiani, già nel giro della nazionale,  sulla fascia sinistra galoppa Favalli, l’attacco formato da Boksic, Casiraghi e Signori è  di ottimo livello. Senza contare che a centrocampo illumina il gioco il genio  un po' folle di Paul Gascoigne, cui è legato un curiosissimo aneddoto. “All’epoca avevo 14 anni, ero alle prime sessioni di allenamento con la prima squadra. Lui era stato l’acquisto più costoso nella storia della Lazio. Mi fece un paio di brutti falli ma io, essendo giovanissimo, non dissi una parola e continuai a giocare. Ad un certo punto tentai di fermarlo con un tackle un po’ troppo robusto e gli causai la frattura di tibia e perone. Nessuno mi disse niente e Paul, una volta tornato dall’intervento alla gamba mi tranquillizzò dicendo che non era colpa mia e mi diede cinque paia di scarpe e un kit da pesca. Non ho idea del perché del gesto, ma era proprio una cosa da lui”.