Dalla Lazio al Milan: storia di Nesta, campione silenzioso
Raccontiamo la carriera di calciatore e di allenatore del mister biancorosso
Stagioni non esaltanti a livello di squadra, ma l’ascesa di Nesta è inarrestabile. Se con Zeman il rapporto non decolla mai, diverso è il discorso con Sven Goran Eriksson, il tecnico della svolta che fa di quel tanto sicuro quanto introverso ragazzo un vero professionista, lasciandolo libero fuori e dentro al campo, ma al contempo responsabilizzandolo e svelandogli i trucchi del mestiere soprattutto da un punto di vista tattico. In poco tempo, il timido ragazzino di Cinecittà che un tempo giocava ala destra si stava scoprendo come uno dei migliori centrali d’Europa.
L'approdo in nazionale
A Francia ’98, Nesta è titolare a soli 22 anni. L’attesa è alta: l’Italia attraversa le Alpi per vincere. Non c’è altro obiettivo per una nazionale che ha lasciato a casa Totti. La difesa è nettamente la migliore del torneo: davanti a Pagliuca con lui giocano Costacurta, Cannavaro e Maldini.
Ma il sogno italiano va a sbattere sulla traversa del rigore di Di Biagio, mentre il Mondiale di Nesta era già finito da qualche partita: durante Italia-Austria, infatti, una torsione anomala gli aveva frantumato i legamenti del ginocchio. La carriera di Alessandro appare improvvisamente in pericolo: 6 mesi di piscina, palestra e fisioterapia non sembrano sufficienti, visto che una strana emorragia costringe il campione a tornare sotto i ferri.
Il presidente della Lazio, Cragnotti, teme che il suo campione si svaluti e cita la Federazione italiana per 6,5 miliardi. La stagione 1998/99 non pare iniziare sotto buoni auspici per Nesta. Anche se da quell’amara esperienza mondiale Alessandro è rientrato in patria con la conquista della moglie Gabriela, conosciuta perché quest’ultima – figlia di un dirigente federale – bazzicava Casa Italia.
Nella stagione 1998/99, per Nesta le cose sembrano finalmente mettersi bene. Fino al derby con la Roma, quando il solito Totti sbeffeggia la comunità laziale a suon di “vi ho purgato ancora”, mentre a lui saltano i nervi e viene espulso. L’affronto del Pupone non gli andrà mai giù e poche settimane dopo in Nazionale si prende a male parole (e non solo, secondo alcuni) col “Pupone”, sfiorando la rissa.