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Con la franchezza di chi ha condiviso anni cruciali, Urbani restituisce un'immagine sfaccettata di Silvio Berlusconi. Lo descrive come un uomo ossessionato dai comunisti, ingenuo nelle dinamiche politiche, ma straordinariamente abile nella comunicazione. Le donne per lui erano un "elisir di gioventù", una debolezza coltivata con un infantilismo che superava i confini della convenienza.

Lo sguardo sul presente político

silvio berlusconi

Nella sua analisi della classe dirigente contemporanea, Urbani si dimostra lucido e tagliente. Sorpreso positivamente da Giorgia Meloni, critico verso Matteo Salvini - definito di "un'ingenuità e mediocrità strepitose" - non risparmia strali nemmeno a Ignazio La Russa e al suo controverso rapporto con i simboli del fascismo.

La dimensione umana: memoria e accettazione

Tra i ricordi personali, emergono le figure delle sue due mogli: Maria Gloria Grecchi, scomparsa per una leucemia fulminante, e Ida Di Benedetto. Racconta di pranzi con Gianni Agnelli, di conversazioni con intellettuali, mantenendo uno sguardo che supera la contingenza del momento.

Riflessioni conclusive: la preparazione alla fine

Nell'ultimo capitolo della sua vita, Urbani offre una meditazione profonda sull'esistenza. La casa di riposo non è un luogo di abbandono, ma di accettazione. "Qui dentro ci si viene alla fine di un ciclo", dice, "poi vedi che qualcuno sta peggio e sorridi". Un monito esistenziale che richiama le parole di Andreotti: sperare che questa fine arrivi il più tardi possibile.