Monza, il dramma dimenticato: la tragedia del treno operaio (con 17 morti e oltre 100 feriti)
Un martedì nebbioso del 1960, operai, studenti e viaggiatori di ogni età persero la vita in uno schianto devastante
Già a bordo si discuteva animatamente di notizie recenti: la scomparsa di Fausto Coppi e dello scrittore Albert Camus avevano colpito profondamente l’opinione pubblica. Poi, all’improvviso, un boato: il treno deragliò nei pressi del cavalcavia di viale Libertà, cadendo da otto metri e schiantandosi contro un capannone industriale. Le carrozze si accartocciarono, le vite dei passeggeri si infransero.
Un bilancio tragico e volti dietro le vittime
L’incidente provocò 17 morti e oltre 100 feriti, rendendolo il peggior disastro ferroviario della Lombardia. Tra le vittime, storie di dolore e sacrificio. C’era Elio Sangiorgio, studente-lavoratore che ancora stringeva il suo libro di appunti, gettato fuori dal vagone. Don Giuseppe Caffulli, parroco di Dervio, morì con la stola al collo, in viaggio verso la madre morente. Anche lei si spense pochi minuti dopo la tragedia.
Tra i passeggeri c’era Alessandra Mazzola, una madre vedova che si recava al primo giorno di lavoro per sostituire il marito scomparso da poco. E infine Pierino Vacchini, il macchinista, trovato stritolato nel suo posto di comando, forse mentre tentava un’ultima disperata manovra per evitare l’inevitabile.