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Barilaro ha citato uno studio dell’istituto Transcrime, secondo il quale negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento del 160% dei minori di 13 anni coinvolti in fatti di sangue. Un dato che conferma come l’età media alla prima condotta criminale stia diminuendo rapidamente. A commettere questi atti sono spesso giovani della generazione Z, prevalentemente maschi, che riprendono le loro azioni violente con lo smartphone e le diffondono sui social.

Alla base di queste condotte, il Questore ha individuato disturbi emotivi, traumi, consumo di alcol e sostanze, e contesti familiari difficili, spesso segnati dalla violenza domestica.

La sfida dell’imputabilità e l’azione preventiva

Un nodo critico è rappresentato dal limite dell’imputabilità penale: “La legge non consente l’imputabilità degli under 14, e questo rappresenta una sfida per le forze dell’ordine”, ha spiegato Barilaro. Nonostante ciò, nel 2024 la Questura ha adottato 37 provvedimenti coercitivi-preventivi nei confronti di minorenni, tra cui D.A.SPO., avvisi orali e ammonimenti. Solo nei primi due mesi del 2025, i provvedimenti sono già stati 12.

Scuola, famiglie e istituzioni: il fronte comune

Il Questore ha ribadito la necessità di un’azione congiunta tra le forze dell’ordine, la scuola e le famiglie. “La sicurezza pubblica passa anche dalla prevenzione e dal supporto alle fasce più vulnerabili della popolazione”, ha sottolineato, ricordando come il contrasto alla violenza giovanile debba cominciare con un lavoro condiviso sul territorio, capace di riconoscere e arginare il disagio prima che sfoci in atti irreparabili.

Salvatore Barilaro

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