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E’ passato poco più di un anno da quando, nonostante il momento conviviale di serenità e rilassatezza, un autorevole esponente dell’attuale società biancorossa mi ha accusato di non aver mai amato il Monza con la stessa intensità e con la stessa passione di chi mi ha preceduto in famiglia. Non so quale sia stata la motivazione per un attacco così inutile, gratuito, privo di fondamento logico e, soprattutto, che invade la sfera privata dei sentimenti di cui solo un padre ed un figlio sono reciprocamente consapevoli.  

Ma, proprio per smentire la validità di tale uscita fuori luogo, rinuncerò in questo editoriale a scrivere della gara di ieri a Cagliari. Così eviterò di analizzare con parole dure una sonora sconfitta maturata ad opera di una squadra modesta come è sembrata quella di Nicola.

Proprio perché nei confronti del Monza ho quell’affetto che non mi viene accreditato da qualcuno, passo oltre e guardo avanti, come suggeriva Dante. Il che significa pensare alla prossima stagione come ad un’opportunità per un pronto riscatto. Sia chiaro, tornare in Serie A non è il traguardo unico ed irrinunciabile. 

Il riscatto significa far dimenticare i disastri del campionato 2024/2025, che resterà nella storia biancorossa come il susseguirsi di situazioni incomprensibili ed assurde. Riscatto significa anche e soprattutto la certezza di affrontare un’annata con una proprietà societaria presente e coinvolta, con un programma di massima relativamente ai traguardi. In grado così di allestire un organico tecnico appropriato con un direttore sportivo, un allenatore ed un gruppo di giocatori adatti al raggiungimento degli obiettivi.

Paolo Corbetta

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