Nesta, il campione silenzioso: lo scudetto col Milan
Raccontiamo la carriera di calciatore e di allenatore del mister biancorosso
Una Lazio finalmente vincente
Nesta diventa il capitano di una squadra finalmente vincente. Oltre allo scudetto, arrivano la Supercoppa Europea, un’altra Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. E la Coppa delle Coppe, vinta contro il Maiorca guidato da Hector Cúper. Per tutti è ormai il “ministro della difesa”. A 25 anni guida con perizia una compagine irripetibile nella storia laziale. E con Cannavaro, in nazionale, forma una coppia di centrali che forse non ha eguali nella storia del calcio italiano per complementarità tecnica e talento. Anche se le delusioni in azzurro non mancano: agli Europei del 2000 è lui che si lascia sfuggire Wiltord nella finale più dominata della storia azzurra, prima che Trezeguet ponga definitivamente fine ai sogni italiani. Ed a fine partita, è lui che si assume le colpe piangendo di fronte ai microfoni.
L’anno peggiore però arriva due anni dopo: è l’estate della disfatta italiana contro la Corea e quella in cui vengono alla luce le magagne del meccanismo architettato da Cragnotti. E in quella estate Nesta diventa l’oggetto di una delle trattative più estenuanti della storia del calciomercato. ù
Il passaggio al Milan di Berlusconi e Galliani
Sballottato fra Inter, Milan, Real Madrid e Manchester United, Alessandro non vorrebbe altro che poter continuare a difendere i colori della squadra per cui ha sempre tifato. Fosse per lui, non lascerebbe mai la Lazio. Eppure, il primo settembre 2002, Cragnotti cede alle lusinghe di Berlusconi e Galliani e i TG mandano live le immagini di Nesta che si affaccia da un balcone di via Turati, agitando al cielo la maglia rossonera, con lo sguardo un po’ smarrito di chi è appena uscito da un periodo molto stressante a livello emotivo.
A Roma è rivolta. E i tifosi si spaccano: qualcuno la prende malissimo, sentendosi tradito da colui che immaginavano sarebbe potuto diventare la versione laziale di Francesco Totti. Per altri, la colpa è di Cragnotti. In realtà la sua cessione è servita per salvare una squadra altrimenti destinata ad un inevitabile fallimento. Il giocatore (e l’uomo…) si chiude in se stesso, riducendo al lumicino le dichiarazioni e cercando di migliorare sul campo l’intesa col compagno di Nazionale Paolo Maldini, che è il primo ad aiutarlo e confortarlo.
“Appena giunto al Milan, mi sono trovato mille cose addosso, io poi per carattere sono uno che non ama la vetrina. Mi hanno messo sul balcone a salutare la gente con una maglietta in mano, mi sono trovato in una realtà che non mi apparteneva. Sono andato in conferenza stampa con Galliani con una faccia da funerale, perché quello era il mio stato d’animo”.
Ma la prima stagione si rivela trionfale: il Milan si aggiudica la finale di Champions tutta italiana contro la Juventus, con Nesta che segna uno dei rigori che valgono la coppa. Quell’anno arriva anche la coppa Italia (contro la Roma…), mentre quello seguente porta in dote il suo primo scudetto in rossonero. Dopo la delusione della finale inopinatamente persa con il Liverpool di Benitez ecco un’altra scintilla: il trionfo nel 2006, quando la nazionale solleva l’agognata coppa che manca dal 1982. Lui ha compiuto 30 anni, e non fosse stato per un infortunio all’adduttore nel terzo match del torneo, sarebbe stato titolarissimo anche in quell’occasione, quando fu Materazzi a sostituirlo ed a risultare decisivo per la vittoria finale.