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L'ora più buia per il Monza: svaniti i lustrini occorre ripartire dalla nostra fede 

E non vorrei sentirmi nei panni di quei ragazzini che, griffati orgogliosamente di biancorosso, oggi torneranno sui banchi di scuola, vestendo magliette o scambiando figurine di giocatori che, per loro sfortuna, hanno raggiunto nuovi lidi, sacrificati sull’altare del Dio denaro da una società che ha scelto di smantellare anziché costruire.

Noi “grandi” in realtà abbiamo già vissuto momenti drammatici, basti ricordare l’anno di serie D post fallimento o ancora l’anno di serie C condotto senza certezze, che finì mestamente con i libri in Tribunale (qa qualcuno forse, di quei tempi, non ne ha memoria...). 

A differenza di oggi però quegli anni pullulavano di idee e di eroismo (ovviamente in senso sportivo), con personaggi pronti a sacrificarsi per il munscia, come i Colombo, sempre in prima linea garantire un futuro alla squadra, o i ragazzi di Fulvio Pea, salvi sul campo in una situazione disperata e senza stipendi.

In quel momento il Monza si è aggrappato ai suoi Uomini, cosi come ha fatto con Silvio Berlusconi che, con la sua discesa in campo e con il suo contagioso entusiasmo, ci ha donato un grande, memorabile, sogno. Sogno che non dimenticheremo mai.

Il Monza doveva essere giovane e italiano, divenire quel vivaio capace di autosostentarsi nel pianeta calcio nazionale, presentandosi agli osservatori come un modello di educazione e rispetto.

foto Buzzi